Sì, quello di Venezia – nei suoi 10 giorni di durata – è l’evento che attira migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, gente che si maschera, indossando vestiti d’epoca (con abbigliamento tipico del Settecento veneziano) che sciama per vicoli e calli e si riversa, rigorosamente in gondola, per i rii della città lagunare. Quelli che si ritrovano in piazza San Marco, improvvisano sfilate salutandosi con eleganti reverenze e scattando fotografie, in quella che è una grande festa, sempre più ricca di colori e divertimenti. Nota non da poco, partecipare al Carnevale di Venezia non costa niente. La città rimane aperta ai visitatori senza tariffa d’ingresso e tutti i principali eventi all’aperto (compresi nel programma ufficiale) sono a ingresso gratuito.
Per chi proprio vuole spendere, l’occasione migliore è quella di partecipare all’esclusivo “Ballo del Doge” – voluto e realizzato da Antonia Sautter (stilista organizzatrice di eventi esclusivi) – giunto quest’anno alla 32a edizione: i biglietti d’ingresso vanno dai 2.000 ai 5.000 euro per persona. Per l’”After Dinner Party”, altri 800 euro, sempre a persona…
C’è chi mette solo la maschera sul viso – quella che ride o quella che piange che rappresentano la commedia e la tragedia – poi c’è chi indossa abiti di ogni foggia, sempre ispirati al Settecento veneziano (ovviamente). Vestiti fatti in casa, un po’ alla buona, se ne vedono davvero pochi… I più sono anche d’epoca, ideati e creati da noti stilisti, adornati con preziosi accessori, pure toilette complete (costume, maschera, cappello, guanti, scarpe, borsette e ombrellini, pizzi e crini…) presi a noleggio da ditte specializzate che lavorano tutto l’anno solo per i giorni del carnevale e che arrivano a costare da 350 euro (Elegant) 450 (Luxury) 650 (Super Luxury) e anche 800 (Over the Top) [leggasi ottocento euro al giorno (!)] e non basta: per chi ama osare, costo personalizzato, a fronte di “Collezione privata e d’artista”, solo su richiesta…
E oltre all’abbigliamento, ci sono trucco e parrucco (da € 180) consegna e ritiro del costume in hotel o altra residenza (€ 100) e servizio fotografico (€ 300, questo però fino a 2 persone!)…Comunque tra le maschere e i costumi più iconici e riconoscibili, propri del Carnevale di Venezia, le più rappresentative sono la bauta (la più semplice e diffusa) con mantello nero, per nascondere gli abiti, il pizzo sotto la base della maschera e il cappello a tricorno, per nascondere il volto, poi ci sono il tabarro, la moretta e la gnaga, ognuna con il suo perchè. Molte sono anche le maschere col naso molto lungo che rappresenta il Medico della Peste, noto, in dialetto veneziano, come “El dottor dea peste”…
Adesso Antonio Farnè – inviato del Tg2 Rai – attacca con il suo servizio:
L’invasione delle maschere arriva dal Canal Grande, pennellate di colori e la festa si accende: un rito senza tempo, magie e suggestioni, l’allegria si diffonde dappertutto, nelle piazze, tra le calli, sui ponti e nei rii (canali)… Più che maschere, veri costumi di scena: davanti ad Antonio Farnè, arrivato in piazza San Marco proprio per documentare la prima domenica del carnevale veneziano, passano coppie del ‘700,
un variopinto Arlecchino, una guardia dogale con relativo stuolo di sodali e altre col “nasone”. Una di queste, quasi sottovoce, fa notare a Farnè che lui non dovrebbe nemmeno parlare, perché i mascherati, devono restare muti! Ci sono poi maschere tutte bianche con piume e lunghi mantelli, dedicati al tema di quest’anno: lo scioglimento dei ghiacci. Tra gli altri uno “meno mascherato”, infatti è un “gondolier” che alla domanda di Farnè – “Come sta andando questo carnevale 2025? – lui risponde: – “Benissimo dai! C’è tanta gente, più di quella che ci aspettavamo!” (Infatti non si trova neanche una gondola libera). Farnè incrocia un (quasi vero) Giacomo Casanova – bel personaggio del ‘700, avventuriero, artista, gran seduttore, finanche agente segreto, uno dei protagonisti di allora, quest’anno, nel trecentesimo dalla sua nascita, conquista ancora la scena. Farnè gli chiede: “Un Casanova di trecento anni portati davvero benissimo…” – “Grazie, grazie del complimento, ma in realtà si sentono tutti…” – risponde lui -.
E c’è pure una coppia di altri Casanova: sono insieme, elegantissimi col cappello a tricorno, uno è giovane, l’altro “diversamente tale” e si tengono per mano sorridendo…
Giorni spensierati questi del carnevale, con la voglia di divertirsi, con la coda il 4 marzo prossimo.
“Martedì grasso, la chiusura, gran bailamme, gran gioia per il finale del carnevale” – si intromette il primo Casanova – “E c’è la tradizione delle maschere che sono più intime, più amiche, che, in corteo silenzioso in gondola, si ritrovano per un girotondo benaugurante, di notte, in piazza San Marco, sempre in gran silenzio…” – e Farnè abbozzando gli chiede: “Ci sarà anche Casanova?” – e quello: – “Casanova?… A quell’ora, sarà molto occupato!” – e ridendo se ne va via…
“Nulla è cambiato per rivivere il tempo di Casanova…” chiosa Farnè…
Sempre a proposito del Carnevale di Venezia, nel 2024, tre sono stati i costumi premiati: “Corona, la Regina rossa“, come maschera più elaborata, “Olè“, la più fantasiosa e “700 volte Marco” la più legata al tema. Tra qualche giorno, si conosceranno anche i premiati di quest’anno!
Per chiudere: è quasi superfluo sottolineare che a Venezia – mascherati e non – nei giorni del Carnevale, mangiano i dolci tipici: le frittelle (o “frittole” in veneziano) i galani, i bomboloni fritti ripieni con crema o cioccolata o zabaione o con uvetta e pinoli, oltre alle castagnole o favette, le pignolate e le più note bugie o crostoli o cenci o frappe che dir si voglia. E nei “bàcari”, le osterie popolari con scelta di vini in calice “ómbre o bianchéti” e tipici spuntini in piccole porzioni (cichéti) accompagnati da “ombra de vin”, spritz veneziano (preparato con Prosecco, Aperol o Campari e una spruzzata di soda o acqua frizzante) e cicchetti vari!
Ma questa è un’altra storia…