Agricoltura, uno dei settori più colpiti dalla siccità; a Reggio Emilia è a rischio un terzo della produzione nazionale. Reggio Emilia, cuore della pianura Padana, della “food valley”, anche la filiera alimentare è minacciata, compresa quella del Parmigiano Reggiano, una delle eccellenze del made in Italy, con 4 milioni di forme prodotte all’anno. La siccità brucia i foraggi – 30% in meno – e con questo caldo le bovine mangiano meno, quindi producono meno latte, è una reazione a catena. Per quanto riguarda il foraggio, gli allevatori ricorrono agli stoccaggi, ma in prospettiva l’emergenza potrebbe esplodere con le tavole che rischiano di svuotarsi dei nostri prodotti agroalimentari.
Cosa fare, come fare se non piove, è la domanda fatta a Alessandro Bezzi, importante allevatore della zona…
“Abbiamo una siccità che, così non ce la ricordiamo davvero da tempo… neanche quella del 2003 che, sì è vero che è stato un anno siccitoso, ma abbiamo avuto il tempo che è “iniziato lungo” – commenta Bezzi – ma quest’anno, è una cosa che fa proprio paura, perché il 10 di giugno eravamo già in crisi d’acqua. Bisogna cominciare a pensare a qualcosa di diverso, iniziando a fermare, dove è possibile, l’acqua a monte con dei bacini, con degli accumuli, per poterne usufruire in estate. La problematica del bisogno dell’acqua – conclude Bezzi –comincia a partire da metà giugno e si protrae fino alla fine di agosto”.
L’aggiornamento della situazione a cura di Arpae – Agenzia prevenzione ambiente energia Emilia Romagna – a mercoledì 29 giugno, sostiene che il presente mese di giugno si presenta con precipitazioni molto inferiori alle attese e con temperature superiori alla norma. In Emilia Romagna i dati indicano che a giugno è piovuto molto meno delle attese climatiche, circa il 75% in meno rispetto al clima di riferimento. Valori questi, tra i più bassi, dal 1961 ad oggi. Per il deficit idrico grave in tutta la regione e per il permanere della grave siccità, la Regione, ha dichiarato il 21 giugno scorso, lo stato di crisi regionale e, a proposito di ciò, la richiesta ufficiale dello stato di emergenza nazionale, è stata firmata e inviata questa mattina dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi e al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.
Situazione critica dunque anche per le colture in campo, aggravata non solo dalla mancanza di precipitazioni, ma anche dalle alte temperature registrate nel mese di giugno, molto superiori alla norma (circa + 3°C per le massime giornaliere). Le elevate temperature, unite alla carenza di precipitazioni hanno aumentato l’evapotraspirazione delle piante (circa 15 mm in più rispetto alla norma) peggiorando ulteriormente il bilancio idro climatico che solitamente si registra a fine estate (quasi ovunque inferiore al 5° percentile, tra i più bassi degli ultimi 20 anni) e l’acqua disponibile nei terreni rimane molto inferiore alla norma.
Per quanto riguarda i fiumi regionali, al momento si osservano portate ovunque in diminuzione. Le medie mensili parziali di giugno per i principali corsi d’acqua, risultano inferiori alle medie storiche del periodo di riferimento in tutto il territorio regionale, quelle del fiume Po, risultano decisamente inferiori alle medie storiche del lungo periodo e confrontabili con i minimi storici.
Arpae prosegue i monitoraggi e intensifica le attività istituzionali per fornire pieno supporto agli Enti preposti alla gestione della risorsa idrica.
(Antonio Farnè, inviato Tg2 Rai)