La viticoltura comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, “scolastico”, spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo”. Questo ha detto il Papa salutando i partecipanti al convegno organizzato da Vinitaly su “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”. Il Pontefice li ha ricevuti nella Sala del Concistoro.

«Se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra,
sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro,
nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti»
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Cari fratelli e sorelle… buongiorno…
Così – come sempre comincia i suoi discorsi – il Papa ha salutato gli intervenuti:

“… Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi – e continuando – Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi — attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo — indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza. La sacra Scrittura stessa parla di questi temi. Viene in mente la Lettera di Giacomo, che dice: «Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» (Gc 5, 7) – ancora Papa Francesco –  E penso soprattutto a Gesù, il quale, nell’ultima immagine che lascia ai suoi discepoli, parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto (cfr. Gv 15, 1-6).

Rispetto, costanza e capacità di portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima, che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione. Essa comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, “scolastico”, spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo, in modo tanto più proficuo, quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa. Il Pontefice ha poi toccato argomenti quali la gestione del lavoro, la tutela delle persone, i prodotti, l’ambiente e ha così chiosato:

Cari amici, il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per «il cuore dell’uomo» (cfr. Sal 104, 15), e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità. Grazie allora per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il creato, sull’esempio di Francesco di Assisi. In lui vi benedico e vi auguro, nel suo stile, “pace e bene”.

A commento dello straordinario evento, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo si è espresso considerando che nell’udienza, Papa Francesco, ha coinvolto i principali protagonisti di Vinitaly – comparto che più di altri esprime un forte legame con le origini culturali dei produttori di vino, delle cantine e dei distributori dello stesso – e ha reso omaggio al vino come dono di Dio, simbolo di tradizione e di un sistema economico sostenibile, dal punto di vista sociale e ambientale, sempre all’insegna di una convivialità che unisce tutti.