Milleduecento top-buyer (numero in crescita del 20% sull’edizione 2023 e del 70% rispetto a due anni fa) è l’obiettivo incoming che Vinitaly (insieme a Ice-Agenzia) si è posto per la 56ª edizione, in programma dalla prossima settimana. L’ambizioso obiettivo, senza sviolinate gratuite, seppur arduo – in considerazione del momento contingente – è comunque realistico perché tra novità, incontri, premi, eventi e opportunità di alta formazione, lo fanno molto accattivante, dunque, più fortemente realizzabile…. Questo è confermato ulteriormente dalle sensazioni scaturite da quanto asserito dal presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, a Bruxelles all’atto della prima presentazione di Vinitaly fatta al Parlamento Europeo nei giorni scorsi, peraltro prima presentazione fatta al Parlamento Europeo della storia di Vinitaly.
La dichiarazione di intenti del presidente Bricolo: “Vinitaly è il centro nevralgico della politica comunitaria, con l’obiettivo di contribuire ad accendere un ulteriore faro sul vino italiano, che ha proprio in Vinitaly il suo brand fieristico di promozione globale…” dichiarazione fatta in concomitanza del “giro del mondo”, durato oltre un semestre per fare promozione alla più importante fiera del settore enoico europeo, giro effettuato principalmente per contattare/invitare i principali buyer – visti all’opera a casa loro – e chiamati a Verona, dal 14 al 17 aprile prossimi. Il presidente Bricolo, si è reso conto che i buyer contattati, hanno accettato di buon grado di intervenire (e non solo per farsi una piacevole gita nella città dell’Arena, di Giulietta e Romeo, del lesso con la pearà o della pastissada di cavallo, magari annaffiata con l’Amarone e anche per i ricchi tesori culturali che sono valsi a Verona il titolo di patrimonio dell’umanità dall’UNESCO…) ma anche perché – forse con un po’ troppa modestia – ha fatto la promozione del Vinitaly accreditando la felice formula dell’evento, risultati avvalorati compresi, grazie all’apporto della collaborazione e al sostegno del Governo italiano, del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare (evidente l’impegno profuso dal ministro Lollobrigida nel caso) e del Ministero del made in Italy (pure Urso si è dato da fare…) delle nostre ambasciate all’estero e degli enti istituzionali preposti (in primis l’“Ice Agenzia”, l’organismo attraverso cui il nostro Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico e commerciale delle imprese italiane sui mercati esteri). Oltre al successo numerico, Verona, unica in Italia nella rete internazionale Great Wine Capitals (Gwc) punta soprattutto ad un riscontro molto positivo in termini di qualità della domanda rappresentata e qui il pubblico, la premierà di sicuro col consuntivo verificabile il 18 aprile… grazie anche al sistema di relazioni che ha contribuito a potenziare il know how del Vinitaly, attivando un programma di condivisione sempre più stretto con i player del settore su scala mondiale (parole del presidente Bricolo).
I protagonisti della domanda estera selezionati, invitati e ospitati a Verona provengono da 65 Paesi e a loro si aggiungeranno circa 30 mila operatori stranieri che confluiranno da oltre 140 nazioni. Il contingente più corposo degli ospiti rimane quello statunitense con oltre il 15% delle presenze, seguiti da altre 3 piazze strategiche extra-Ue: Canada, Cina e Regno Unito, che assieme sommano il 23% degli arrivi. A livello di macro-regioni, la platea dei top buyer più numerosa proviene dal Nord America e dall’Europa (ognuna con un’incidenza al 26%), seguiti da Asia e Oceania (23%), Europa dell’Est (13%), Centro-Sud America (7%) e Africa (4%). Nel complesso, i 65 Paesi rappresentati valgono il 95% del totale export enologico made in Italy.
L’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese: “È forte la convinzione per l’economia italiana ed europea sempre più sotto la lente di tesi allarmistiche in occasione della 1ª giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la ricerca “Se tu togli il vino all’Italia”, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio UivVinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia – l’AD Danese ha aggiunto di poter fare molto in favore di un settore di cui ci si sente parte integrante, in un periodo non certo facile, ci si deve sentire ancor più in dovere di dare le giuste risposte a chi investe in Fiera. “La prima parola chiave è senz’altro ‘business’, la seconda è ‘consapevolezza’ – ha continuato Danese – business e consapevolezza sono un capitale strategico e identitario per l’economia italiana ed europea”.
Al 56ª Vinitaly, quartiere fieristico sold-out con oltre 100mila metri quadrati netti con 4.000 imprese espositrici. In contemporanea, anche la 28ª edizione di Sol, International olive oil trade show (area C); Xcellent Beers (area I) e il 25° Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra (pad. F). Con le tre rassegne, il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 da 30 Paesi.
Alla conferenza stampa di presentazione di Vinitaly 2024 al Parlamento Europeo di Bruxelless, hanno partecipato anche Ignacio Sánchez, segretario generale CEEV (Comitato europeo delle aziende vitivinicole) e John Barker, direttore generale OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino).
Nell’ambito della manifestazione, Airbnb organizza la tavola rotonda: ‘I luoghi del Vino‘ discutendo con Nomisma e Coldiretti del valore di questo fenomeno per i settori vitivinicolo e turistico, le strategie di crescita e le opportunità offerte proprio da Airbnb per la valorizzazione dell’enoturismo.
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(articolo a cura di Gianluigi Veronesi)
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