Originariamente la Befana era simbolo dell’anno appena passato, un anno ormai vecchio proprio come lo è la stessa Befana.
I doni, la gentile vecchietta li metteva nelle calze dei bambini: dolciumi, caramelle, frutta secca e giocattoli, se si sono comportati bene, altrimenti, era carbone. Semi sconosciuta nel resto del mondo, la simpatica vecchietta, è vista in chiave di buon auspicio per l’anno appena iniziato. Nella tradizione cristiana, la storia della befana è strettamente legata a quella dei Re Magi che portavano doni a Gesù bambino. I Magi, in cerca di Betlemme, chiesero indicazioni a una vecchietta che non seppe aiutarli, però anche lei poi si mise a cercare il Bambinello per omaggiarlo e per non sbagliare, cominciò a distribuire biscotti e altri dolcetti a tutti i bimbi, in genere lasciandoli dentro alle calze appese a scaldarsi nei camini o lasciate vicino ai letti. Da lì è nata la tradizione della Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte e il vestito alla romana, viva, viva la Befana… con il sacco pieno di dolci per i bambini buoni, mentre per i più “discoli” solo carbone (senza dubbio dolce, a base di zucchero, albume d’uovo e colorante alimentare, oppure, un pezzo di legno!)…

Arriva l’Epifania che tutte le feste si porta via… – l’ultima festa delle vacanze natalizie 2024/25 – e noi abbiamo ancora l’eco del consuntivo dell’anno appena trascorso nelle orecchie, con il conforto che in Italia si è registrato un miglioramento generale per i tassi di occupazione e di disoccupazione, per il PIL, per la Borsa (con le agenzie di rating che hanno migliorato il loro giudizio nei confronti della nostra finanza).
Questo non significa che vada tutto bene: pensiamo alle guerre in corso, alla minaccia terroristica, alle violenze “urbane”, e pure alla disuguaglianza sociale e alla povertà, e ahimè, al cambiamento climatico e all’inquinamento, con gli sprechi alimentari e ancora alle malattie, adesso anche quelle che si pensavano debellate e a quelle che non si conoscono…
Ma l’inversione di rotta c’è perché non si tratta di problemi irrisolvibili, ma di difficoltà che richiedono un approccio mirato e assiduo e, come ha detto la nostra presidente del Consiglio: “…dobbiamo e possiamo fare sempre di più e meglio”.

Ma siamo ai primi giorni dell’anno nuovo, almeno fino alla canonica ripresa del 7 gennaio, continuiamo a sognare: ci sono ancora Babbo Natale in giro (e i molti imbecilli che sparano petardi e mortaretti) e la Befana che si rifà il trucco, si rimira e si aggiusta i capelli per rubare la scena alla realtà nella nottata tra domenica e lunedì, quando si parlerà solo di lei per la gioia dei bimbi e anche degli adulti, con – per loro –  le soddisfazioni legate ai “saldi” per le signore, al “pallone“ giocato per i signori e alle vacanze per tutte e due insieme (quasi un milione in viaggio in Italia e altri per destinazioni estere) con un giro d’affari superiore ai 3 miliardi di euro (fonte Cna Turismo e Commercio) con 5 / 7 milioni di presenze in strutture ricettive quali hotel, realtà extra-alberghiere, agriturismi o bed & breakfast, per una spesa di circa 300 euro a testa (!) e senza trascurare la gastronomia, forse il settore più gratificante (senza forse…).
Una panoramica sui dolci della Befana? Prego:

donati principalmente ai bambini, ogni zona ha le sue tradizioni di dolcetti e biscottini, caramelle e cioccolatini (rima voluta…). Tanti davvero quelli portati in tavola, l’elenco è lunghissimo: torrone e mandorlato, pandoro e panettoni di ogni tipo, artigianali e non e poi Strudel e Zelten, dolci trentini a base di frutta con uvetta, mandorle, noci, nocciole, fichi e canditi per decorazione, poi a Cuneo c’è la Fugassa a forma di fiore al cui interno sono nascoste una fava bianca e una nera;  in Lombardia ci sono i Cammelli, pasta sfoglia ricoperta di zucchero; in Liguria gli Anicini, biscotti da inzuppare in vino dolce; a Ferrara la tradizione vuole il Pampepato e un altro, simile, è il “Christopsomo”, dolce rustico greco (tipo pane speziato) consumato in Sud Italia, mentre, più in là – in Veneto – si mangia la Pinsa, una sorta di pizza di polenta fatta con farina di mais e frutta secca; nei pressi, in Friuli, invece c’è la tipica “Gubana” torta tonda con ripieno di uvetta, noci, pinoli e liquore; in Toscana, ci sono i Cavallucci, biscotti morbidi a base di acqua, zucchero, miele, canditi, anice, noci e lievito, i Befanini, frollini fatti con agrumi e rum, ricoperti di granella colorata e anche la Fantoccia (tipica nel Valdarno) biscotto a base di farina, uova e succo di arancia, abbellito con confetti colorati e cioccolatini a forma di bambola o di cavallo. I dolci della tradizione marchigiana sono famosi e golosi: le Pecorelle, di pasta sfoglia farcita con marmellata, frutta secca, noci tritate o fichi secchi, il Frustingo, a base di frutta secca e fichi e la pizza di Natà, una sorta di pasta di pane, noci e (ancora) frutta secca. In Abruzzo l’Epifania vuol dire Pepatelli: biscotti simili ai “cantucci” preparati (manco a dirlo) con pepe nero, miele, farina, cacao, mandorle e bucce d’arancia, poi c’è il Bustrengo che si mangia anche in Emilia,  fatto con fichi secchi, uva sultanina e miele, a seconda delle zone variano gli ingredienti; hanno forse meno fantasia I

Campania, dove si preparano la celeberrima Pastiera e gli Struffoli (dolci che poi si mangiano tutto l’anno) composti da pasta a base di farina, uova, zucchero e liquore all’anice, gli struffoli sono poi fritti nell’olio e avvolti nel miele caldo. In Puglia ci sono i Purcidduzzi salentini e le Cartellate baresi, un impasto di farina, olio e vino bianco, fatto a strisce a forma di spirale, che sembra un fiore, fritte in olio sono poi annaffiate con vino o mosto cotto; in Sicilia, ci sono i Buccellati, frutta candita, biscotti di pasta frolla e torrone di mandorle; in Sardegna si ripete la tradizione natalizia con il Dolce dei Tre Re, goloso e portafortuna…

Per concludere ‘sto goloso menù dell’Epifania con un tocco di nonchalance, citiamo anche la tradizionale Galette des Rois francese, il dolce dei re provenzali che consiste in una brioche a forma di corona guarnita con frutta candita, il tipico Roscon de Reyes spagnolo, pane dolce all’interno del quale si nascondono alcuni regalini, ma anche una fava e chi la trova, dovrà pagare pegno; per i bimbi tedeschi c’è la Die Drei Königskuchen, preparato con pasta di marzapane, uvetta e frutta candita; tipico inglese il Christmas Pudding  dalla forma di zuccotto a base di uova, melassa, rum e spezie, denso e ricco di frutta secca, va servito flambé col brandy e  decorato con  agrifoglio.
Tutto ciò, oltre che soddisfare le papille gustative, è pur sempre di buon auspicio per un 2025 pieno di gusto, bontà e bellezza, tutti elementi che devono andare sempre a braccetto!