Sarà capitato a milioni di persone restare “soli” in un giorno di festa… Per mille ragioni: la moglie va a casa dei genitori anziani male in arnese, i figli, uno al picnic con gli amici, la piccola, a casa dell’amica del cuore…  Allora, nel cellulare tra le mani, l’ultima speranza: due, tre telefonate ai più intimi che comunque sono già “destinati”: chi festeggia a casa dei suoceri, chi è in viaggio verso la neve e anche chi si dice a letto con la febbre (chissà se è vero…). E mo? Mah…
Allora rassegnati, prendiamo il lato positivo della cosa: pensiamo di gratificarci almeno con qualche piatto succulento, uno di quelli interdetti dal buon senso, sconsigliato dal medico e proibito dalla moglie… Chessò, o un bel fritto misto con palline di riso ripiene di condimenti vari (leggi arancine). O invece se si prendessero tacos e empanadas e uno sfincione, noo? Mhmm… Forse per non sbagliare, un bel cheeseburger doppio, del Mac (o al massimo, del kebabbaro) e bona lì!

 

   
 
Mah, nel dubbio forse è meglio fare un salto al supermercato dove prendere un più sano “Quattro salti in padella“?  O, dell’etnico? Al super c’è una grande scelta: tra paella valenciana, mousakà greca, o cous cous? Se no, c’è sempre il cinese… Con sushi e sashimi, o soffici gua bao…. Dai, l’ultima spiaggia: pizza e birra e una bella serie alla tv fino a sera! Mhmm… la pizza? Arriva fredda e strapazzata nel motorino del rider di turno…
Oddio, si prospetta una Pasquetta… da niente…

  
 

Mentre con il cervello arrovellato che quasi si rifiuta di prendere una decisione, per evitare cattive scelte e successivi sensi di colpa, il cellulare trema tra le mani: “Ciao! Auguri! Cosa fate oggi? – è il dottor Cesare Spagna, un caro amico (ex direttore di banca nonché giornalista esperto di storia e arte, già tesoriere dell’UCSI – stampa cattolica – per oltre un decennio) che sento sempre volentieri e che spesso mi invita nella sua casa sui colli bolognesi – “Mah, sono rimasto solo oggi, approfitto per sistemare qualche cosa, guardo un po’ di tv e mi riposo”… – gli dico – “Cosa? – risponde lui prontamente – Ma non se ne parla nemmeno, non puoi restare solo a Pasquetta! Tu adesso vieni a pranzo da noi e stiamo insieme a farci compagnia… E poi abbiamo tante cose da raccontarti… – Mia pausa – e lui incalza: “Milena ha fatto le sue lasagne!”…  Bingo! Era questa la parola d’ordine che serviva per smuovere il mio “subcosciente”?  “Okay, a patto che porti io il vino!” – “Andata! Ti aspettiamo!” –.

Mi organizzo per non presentarmi a mani vuote e vado. Allora… Buona Pasquetta anche per me!
Ad accogliermi, oltre ai carissimi Cesare e Milena, c’era anche Andrea, uno dei due figli, tra l’altro membro AIS (associazione italiana sommelier) dunque grande esperto di vini… A parte l’affettuoso benvenuto, trovo una bellissima tavola apparecchiata di tutto punto: elegante tovaglia ricamata a punto croce, stoviglie raffinate e “diversi” bicchieri per “diverse” bevande… (si prospetta una Pasquetta anche gustosa!). Milena ha proprio il culto del focolare domestico.  Come una “vestale”… ha organizzato un vero pranzo pasquale: l’entrée è ottimamente rappresentata da una torta salata con uova sode (pure “benedette”) olive, italiane e greche e salsiccia passita di famosa macelleria dei primi colli bolognesi, accompagnati da gustosi cracker anche integrali, al sapore di “crescente”(specie di focaccia con i ciccioli);

a seguire, lasagne verdi alla bolognese (“versione Milena”!): tanti strati di pasta verde all’uovo (agli spinaci) e stupendo ragù… e qui si apre un mondo fatto con i giusti tagli di carne tra cui cartella di manzo e pancetta distesa, oltre a sedano, carota e cipolla, salsa di pomodoro, con un po’ di estratto, mezzo bicchiere di vino bianco secco e un pochetto di latte intero, il tutto messo sul fuoco dentro al classico tegame di terracotta, mescolato con un bel cucchiaio di legno e lasciato lì per ore… (e la tradizione è pienamente rispettata).

 

 

Tra i protagonisti in tavola, c’era un superbo Bonomi (un Franciacorta Brut DOCG CruPerdu 2009) ottenuto con il solo mosto fiore che dopo la prima fermentazione e il dovuto periodo di riposo, rifermenta in bottiglia per almeno 36 mesi e che migliora se lasciato riposare in cantina per qualche anno… (dal 2009!).  Nel bicchiere è giallo paglierino brillante, con perlage microscopico e interminabile; elegante e intenso ha sentori di fiori bianchi e frutti tropicali. Il sorso conferma il naso, risultando ampio e di carattere, con sapidità tipica del terroir di provenienza. È piacevolmente acidulo e caratterizzato dal ritorno del fruttato fresco in retrogusto. Perfetto con l’antipasto (con la deliziosa torta salata) a parere del sottoscritto ottimo anche con le lasagne, anche se l’alternativa proposta era un magnifico Ghemme: Nebbiolo piemontese (di scuola Gattinara) vino che nasce su terreni argillosi e ciottolosi, che richiede una maturazione di almeno 46 mesi di cui 24 in legno; di colore rosso rubino, è pieno e ha profumo di viola, lampone e frutti rossi, anche speziati di pepe e incenso; si propone di struttura robusta e con bouquet complesso (con sapori che si approfondiscono nel tempo) al palato è morbido e offre un aroma di frutta ancora croccante, rosa canina,  abbozzata nota aggrumata e chiusura di ruggine; è davvero un vino che non si può non assaggiare, certo è da conoscere….

Dopo una breve pausa per appagare ulteriormente i sensi per quanto già assaporato, la gentile padrona di casa proponeva il secondo tipico della tradizione: costolette di agnello a scottadito e patate (di Bologna DOP) al forno… Doverosa la descrizione: la carne di agnello (“bianca”  ricca di proteine ad alto valore biologico, con tutti gli amminoacidi essenziali, ha pochissimo colesterolo e ha grassi che conferiscono sapore e succosità alle fibre) è marinata anche col limone per correggere il gusto e renderla sugosa e tenera; passata nell’uovo sbattuto e quindi nel pangrattato – ma forse c’era anche qualcosa che Milena non svela… (la perdoniamo…) – accoppiate a deliziose patate, dorate e croccanti, messe in teglia, salate leggermente e con l’aggiunta di un filo d’olio EVO, infornate a 180° per 20 minuti circa e quando pronte, avevano incredibilmente acquisito in cottura il sapore dell’agnello… Complimenti Milena!

   

Tutto davvero squisito, confermato dal bis preteso all’unanimità dai presenti! Fine pasto con chiusura della tradizione pasquale: colomba tradizionale e uovo di Pasqua, tutto di marca AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie – linfomi e mieloma): la colomba, realizzata dalla pasticceria Palmisano utilizzando un impasto arricchito con dolci scorze di arancia candita, mandorle, granella di zucchero e squisita glassa, insieme all’uovo – di cioccolato fondente – sono da sempre simboli di AIL (con packaging e incarti ideati in esclusiva proprio per AIL Bologna). Infine, buon caffè per tutti.
P.S. come non menzionare anche il colpevole dell’omicidio di detto caffè? Un “Viaggio Delle Nuvole“: morbida grappa di Traminer dal sapore semplice e immediato con i profumi tipici dei distillati friulani con metodo discontinuo da vinacce selezionate… Prosit!

                    

Doverosa considerazione legata alle abbuffate tipiche consumate nelle festività: i recenti risultati della ricerca vedono per giusta scelta e salubrità, migliore in assoluto, la dieta mediterranea, al primo posto, seguita dalle diete flexitariane (principalmente a base vegetale) che si contendono il secondo posto con la DASH (regime alimentare che privilegia frutta, verdura, carboidrati da cereali integrali, derivati del latte a basso contenuto di grassi, pesce, carne bianca, oli vegetali e prevede una sostanziale diminuzione, o eliminazione, di carne rossa, grassi animali, zucchero e alcol) e, al quarto posto, la nota WW (già Weight Watchers), quasi dieta a punti, incentrata sull’educazione alimentare e sull’adozione di uno stile di vita più sano e moderno. Il nostro pranzo casalingo della tradizione, si è rivelato assai giusto, per proprietà degli ingredienti e modalità di preparazione. Al contrario, assecondando invece solo la gola, concedendosi cibi iperproteici, fritti e grassi con quantità eccessive di bevande dolci gassate (che danno pure sonnolenza e difficoltà a concentrarsi) si sarà condannati ai canonici gonfiori e bruciori di stomaco (anche reflusso gastrico) o, peggio veri “imbarazzi di stomaco”… e a poco valgono i rimedi come farmaci procinetici (a base, per esempio, di metoclopramide e dimeticone, leggi Malox o altri simili)  e per chi addirittura pensa di risolvere con la “punturina di semaglutide” … (no, non è mai da fare! Assolutamente, se non prescritta dal medico!). In definitiva la scelta migliore è e resta la dieta varia e morigerata accompagnata da attività fisica, regolare e costante (niente di nuovo…) auspicando che diventi vero e proprio stile di vita…

Comunque, grazie a famiglia Spagna per questa Pasquetta, diventata davvero indimenticabile!