Correva l’anno del Signore 1976 e l’Arci-Uisp del Veneto pubblicava un libro destinato a ravvivare il dibattito civile e culturale del territorio: “Treviso l’Altra”.

I testi di Giorgio Dalla Barba e le fotografie di Antonio De Marco si accompagnavano agli interventi di Andrea Zanzotto, Franco Batacchi, Giangiacomo Cappellaro, Roberto Paronetto, per raccontare una Treviso ‘diversa’, ‘altra‘, per l’appunto.

Un esperimento: il libro visto come veicolo di cultura socializzante e quindi sottratto ai consueti circuiti di élite, per essere consegnato alla gente, come strumento di lavoro per una approfondita ricerca sulla realtà della Marca.
Testi ed immagini non indugiavano quindi nella sterile esaltazione degli aspetti paesisticamente più noti: cercano invece di scavare sotto la superficie dell’apparente per mettere a fuoco i problemi, le contraddizioni di un ambiente che – al contrario di quanto avviene nelle solite rievocazioni trionfalistiche, ove impera la ‘cartolina’- ha per protagonista l’uomo.

Così il libro diede origine a una fitta rete di incontri: basti ricordare quello di Oderzo, al Circolo dei Quattro Cantoni di Gina Roma, proprio la sera in cui si verificò il terremoto in Friuli (6 maggio). Ebbene, la rilettura dello straordinario intervento di Andrea Zanzotto (“Conoscere il passato e il presente per meglio preparare il futuro“) ha convinto i giornalisti e i comunicatori di Borghi d’Europa, a riproporre un itinerario di conoscenza su ‘quei’ temi, visti oggi.

 

Rinasce così il Percorso Treviso l’Altra:

“Conoscere il passato e il presente per meglio preparare il futuro

Ripubblicazione dell’intervento di Andrea Zanzotto

La Vera Geografia: 

Oderzo, Punto perso nell’universo

C’era una volta il Montello

La città del Giorgione e…

Treviso e le Rotte del Cagnan

Rifugi Urbani: il dio ombra

Ad una rocca

Il Piave e i suoi miti

La storia di Nonno Agostin

Così, ritrovare l’umano nelle sue radici, salvare le peculiarità delle piccole patrie regionali e locali, indagarne il passato, la “memoria” in relazione con la struttura ambientale lungo il decorso storico, servirà a conoscerne meglio i problemi dell’oggi per affrontarli con maggiore energia e chiarezza di idee…Conoscere il vero volto della madre terra, o della propria piccola terra, nel quale restano impressi i segni del lavoro, tanto spesso sanguinoso, delle moltitudini oppresse nel passato, e che insieme conserva l’autorità di una armonia creata dalla natura e anche dall’uomo, è di estrema importanza, perché costituisce una ben solida base per dar fiducia a una scommessa positiva sul futuro ” (Andrea Zanzotto)

Chissà quante volte ci siamo fermati sulla Crevada alla Osteria il Maresciallo, sempre a bordo della solita scassatissima Topolino, ai tempi dello studentato, impegnati come eravamo a cambiare il mondo…. O, forse, cercavamo una dimensione diversa, più a misura d’uomo. Erano gli anni delle
letture importanti (la Bibbia di quel periodo era Marcuse): l’osteria ci sembrava il tempio laico ove celebrare quella diversità.

Sandro e la moglie Giada non hanno mutato di molto l’aspetto dell’Osteria.

Il rito dell’ombra, del calice di vino, sorbito con gli amici prima di cena, ogni giorno dell’anno, acquista il valore di una celebrazione della propria autonomia. Puntualmente tra le diciotto e trenta e le ventuno – con minore numero di adepti anche tra le dodici e le tredici le osterie si affollano di operai, di artigiani, di contadini, di intellettuali iniziati, e le discussioni fioriscono, mentre in giro si susseguono le mescite”. Perchè l’Osteria è proprio questo, il luogo della comunicazione, il foro del tribuno del popolo, l’agorà dei non sottomessi alla massificazione. Qui si discute, si beve, si cerca solidarietà e consiglio, ci si sente partecipi in una microsocietà priva di gerarchie e pregna di spirito comunitario. (Ulderico Bernardi – Una Cultura in estinzione).

Se poi il vino è buono, i panini semplicemente favolosi, i taglieri di formaggi e salumi
dal sapore d’altri tempi, l’Osteria diventa il tempio laico dell’autonomia della cultura popolare.
Sia che si parli di politica o di sport, l’importante è esserci, partecipare.

Questo, oltre alle buone cose, è quel che troviamo al Maresciallo.
Nebbia in Valpadana, ombre in Osteria“. Sia ben chiaro, non le osterie rifatte, luccicanti di plastica e altre diavolerie, capaci di rifilarti tramezzini industriali e vini bolsi e dove si ripete il rito della comunicazione silente, che passa soltanto attraverso i telefonini…

Ciro Cristofoletti sintetizzava in una sestina:

Scende su faggi e roveri – la neve fina fina,
miseria per i poveri – pei ricchi cocaina:
catarro nei ricoveri – musiche a Cortina

 

 

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