Dire Bologna – è cosa arci nota – vuol dire incontrare “gente simpatica” e “mangiare bene”, cioè portare a tavola cibi che diano piacere a vista, naso e palato e, nel contempo, assumere i nutrienti di cui non si può fare a meno per stare in salute e avere forza e riserve di energia; chimicamente: introdurre proteine, carboidrati, acqua, vitamine e sali minerali, insomma: “stare bene”.
Quindi, con le migliori intenzioni di stare bene, siamo andati per i colli bolognesi, lungo l’itinerario del passo della Futa, attraversando decine di paesini arroccati su dolci declivi – come direbbe il poeta – frazioni e località note per mantenere fede all’identità che contraddistingue la regione: la cordialità e la buona tradizione culinaria e turistica.

        

Per vedere “quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi…” abbiamo deciso di fare base a Loiano che, dal punto di vista orografico, è al centro delle Valli del Reno, del Savena e dell’Idice, i “rigagnoli” che attraversano quella zona che nel corso dei secoli, non ha mai deluso le aspettative dei turisti più esigenti, spesso, pure dei bolognesi che ben conoscono il territorio e se lo godono… in bici percorrendo le ciclabili, in moto e in auto, su e giù per la Raticosa e la Futa e a piedi, passeggiando per i boschi…

Dalle Due Torri per andare a Loiano (Lujèn in dialetto locale) percorrendo la “fondovalle” si passa per Pianoro, che a dispetto del nome, è territorio prevalentemente collinare (formato da arenarie semi incoerenti – le  cosiddette “Sabbie gialle”- ovvero sedimenti di zona costiera dell’ultimo mare che, nel Pleistocene – circa 1 milione di anni fa – bagnava tutto il “pedeappennino” fino alla Romagna) e lì, c’è il Podere Riosto, con la vigna scoperta da Luigi Fantini nel 1961, rimasta per lungo tempo abbandonata e finalmente recuperata, tanto da ottenere la registrazione presso il Registro Italiano Vigneti con il nome “Vite del Fantini” che oggi, produce due ottimi vini: Vecchio Riosto e Spumante Rosé For You.

E dagli estratti della forza vitale di questa pianta, sono realizzate anche le creme viso e corpo della Linea Cosmo Riosto. Oltre ad organizzare le ormai famose degustazioni in vigna, i fratelli GallettiCristiana e Alessandro – producono vini “bianchi” – Pignoletto, Sauvignon, Chardonnay – con la vinificazione in assenza di anidride solforosa e mediante l’applicazione in vigneto della DMR (doppia maturazione ragionata). Gli spumanti subiscono un processo di fermentazione controllata a bassissima temperatura e la rifermentazione avviene con il metodo Martinotti/Charmat (rifermentazione in autoclave) a bassa temperatura ottenendo così vini con perlage molto fine. La Cantina Riosto produce anche vini “rossi” – Barbera, Cabernet Sauvignon e Merlot – che si esprimono al massimo con una calibrata macerazione effettuata nel “rotovinificatore”.  Poi, selezionati, sono sottoposti all’affinamento in botti di rovere di Slavonia ed in barrique di rovere francese di Allier per circa 2 anni. L’imbottigliamento avviene grazie a una qualificata struttura terzista che effettua il riempimento dopo avere saturato le bottiglie di azoto (perché il vino non abbia contatto con l’aria) così non si rischia l’ossidazione. Con le uve DOC dei Colli Bolognesi la Cantina Podere Riosto produce vini in parte commercializzati in annata (come frizzanti e spumanti Charmat) e in parte invecchiati (vini rossi) a seconda dell’importanza dell’annata.

(Società Agricola Podere Riosto Via di Riosto, 12/24 Pianoro (BO) Tel. +39 051777109 / +39 3421065882 www.podereriosto.it

E poi arriviamo a Loiano che si trova ad una trentina di chilometri sud-est da Bologna, al limite tra Emilia e Toscana, in una zona panoramica tra le più belle dell’Appennino a circa 700 metri slm, dove i boschi e i terreni, ma anche i sassi, traboccano di ricordi riferiti alla seconda guerra mondiale (bunker, trincee, fortificazioni, sentieri e di tanto in tanto, proiettili e bombe) perché lì passava la “linea gotica” costruita dalla Wermacht per dividere la dorsale appenninica da Massa Carrara a Pesaro e, in ricordo dei tragici momenti, in quei paesini (Monghidoro, Marzabotto, Castel D’Aiano, Gaggio Montano, Porretta Terme, ecc.) ci sono monumenti, steli e lapidi affisse a vecchi casolari in pietra e sassi, in suffragio di vittime, civili oltre che di militari italiani, americani, ma anche polacchi, canadesi e brasiliani. In queste zone i cosiddetti “anziani”, si lasciano andare volentieri a aneddoti e ricordi di quel tempo che fu, che è e che sarà impossibile dimenticare.

 

Come il signor Nascetti che ci ha accompagnato a visitare il vecchio mulino Mazzone e ce ne ha raccontato la storia vissuta…  Il mulino si trova a un chilometro e mezzo da Loiano, nella frazione di Piamaggio di Monghidoro (tappa del percorso “Mater Dei” per il santuario dedicato alla Beata Vergine di Pompei). All’interno praticamente tutto è com’era nel 1785 quando fu edificato, comprensivo di abitazione per il mugnaio, quattro locali distinti, stalla e fienile compresi, trasformati oggi in locali per la nuova attività: B&B.  È l’acqua del canale scavato nel terreno che muove le ruote a catini (dette “catinaie”) e le pale che portano l’acqua in una “botte” delimitata da pareti in muratura e argini di terra e così, dai frumenti alle farine, è un attimo, perché il mulino, oggi è ancora perfettamente funzionante!
(mulino Mazzone Via Antonio Galli Monghidoro Loc. Piamaggio – www.mulinomazzone.it)

Sempre a poca distanza da Loiano, ci rechiamo sul versante di Monterenzio per fare una passeggiata nei boschi dell’Area Archeologico Naturalistica di Monte Bibele e, siamo fortunati perché incontriamo il prof. Antonio Gottarelli (UNIBO) deus ex machina dell’area e del relativo museo (uno dei più ricchi di reperti e testimonianze reali) che ci fa accompagnare tra gli scavi, dall’archeologa Federica che è bravissima a spiegare tutto (ne sa a pacchi!). Ovviamente lì a Monte Bibele, si recano scolaresche, si organizzano raduni, conferenze, anche incontri musicali, il tutto con dotazione di servizi e persino possibilità di pernotto…

  

Da circa cinquant’anni lì, si scava nei luoghi dove Etruschi e Celti misero radici. Il parco, realizzato tra il 2012 e il 2015 dal Comune di Monterenzio e dall’equipe di archeologi dell’Università di Bologna, è sito nel più importante contesto archeologico naturalistico dell’Appennino bolognese, uno dei più considerevoli d’Europa.  Capanne, recinzioni, tombe e una grande cisterna, oggi a 2500 anni di distanza, comprovano ancora usi e costumi delle culture celtiche e etrusco-italiche del IV-III secolo a.C.:   (Arc.a Monte Bibele a.p.s. via Del Museo n. 2 Monterenzio (BO) cell: +39 329 1949532  – www.montebibele.eu)

Ormai è sera e noi siamo sul monte Orzale a circa 700m slm e l’inquinamento luminoso qui, è minore che nelle vicinanze della città e ci sono due telescopi, il Cassini e lo storico Zeiss, un planetario e un’aula didattica, ospitati in distinte strutture che lavorano grazie all’Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio (OAS) di Bologna (che è struttura dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – INAF) occupandosi di ricerca nel campo dell’astronomia e dell’astrofisica, di studio e esplorazione del cosmo. L’osservatorio organizza attività formative, lezioni, laboratori, osservazioni con i telescopi, serate con il laser e realizza eventi, visite, conferenze pubbliche adatte a tutte le età, con particolare attenzione ai bambini. Lì, abbiamo ricevuto un interessante assaggio di astronomia applicata, guardando la volta celeste proiettata sul soffitto del planetario, guidati da Silvia Galleti, davvero competente e paziente nel rispondere a tutte le nostre domande, anche a quelle un po’ banali, ma lei, molto arrendevole, ci ha detto di essere abituata: lavora spesso con i bambini… (visite.loiano@inaf.it)

  

(Istituto Nazionale di Astrofisica Via Piero Gobetti 93/3 Bologna Tel. 051 6357301 www.oas.inaf.it)

Beh, del nostro girovagare per i colli bolognesi ormai abbiamo detto, adesso, riferiamo di Palazzo Loup, che era, è (e resterà sempre) l’anima dell’area loianese. Intanto, “palazzo” invece di “villa” perché non si confonda con le altre ville esistenti in zona, dedicate in gran parte all’assistenza/ricovero degli anziani.
La sua storia prende avvio dal recupero dei ruderi del Castello di Scanello di origine medioevale, all’epoca di proprietà di Matilde di Canossa, successivamente donati all’arcivescovo di Pisa e via via – ristrutturati e abbelliti – fino al 1805, quando Papa Pio VII, proveniente da Parigi, dove aveva appena incoronato imperatore tal generale Bonaparte… prima di tornare a Roma, affascinato dal contesto – villa, panorama e paese – sostò presso quella casona per ristorarsi. Nel tempo, l’edificio, divenne  Villa delle Fratte, poi e infine “Loup”, dal nome dell’ultimo illustre proprietario, Luigi Loup. Questi era un nobile agronomo svizzero, di mentalità aperta ed innovatrice, che seppe trasformare la “tenuta” in azienda agricola moderna e razionale. “Messer Loup”, organizzò importanti incontri politici, tra cui il “convegno di Scanello” dedicato al futuro delle “Province Unite del Centro Italia” (settembre 1859) per stabilire l’unificazione doganale e monetaria degli ex ducati di Parma, Modena, della Legazione delle “Romagne” e della Toscana. Interessante sapere che all’incontro presero parte i noti politici di allora: Marco Minghetti, Bettino Ricasoli, Luigi Carlo Farini, Leonetto Cipriani e Rodolfo Audinot.                                                                                                     

Oggi la struttura, si presenta perfettamente restaurata grazie agli investimenti di famiglia Baldassarri (circa 3 miliardi in tempi ante euro e qualche altro “milioncino” fino ad oggi) e grazie agli interventi della squadra di Remo Baldassarri, avvenuti rispettando la tipologia edilizia originaria e adeguandola magistralmente alle nuove funzioni, mantenendone/migliorandone l’antico splendore, dotandola di sistemi ecosostenibili, tra cui pannelli fotovoltaici e riscaldamento “cippato”. A conferma dei lavori fatti a regola d’arte, Villa Loup è stata anche insignita dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) come “luogo del cuore”.

L’affascinante “4 stelle” – gestito dal direttore Nino Aricò – con alberi secolari (come il Cedro Deodara) nel parco, dispone di 57 camere, anche con affaccio sul giardino, tutte complete di minibar e TV a schermo piatto (con canali satellitari) e Wi-Fi gratuito e c’è la piscina, con vista sulle colline circostanti. Per tutti gli ospiti, bevanda di benvenuto e colazione servita gratuitamente. Per chi volesse – nella SPA – massaggi, trattamenti “Bibele MedSpa” e altre “coccole”.  Nei dintorni del Palazzo, per gli ospiti più attivi, trekking in Appennino e percorsi mappati di diversa durata e difficoltà… E con il dovuto preavviso, si possono organizzare nelle vicinanze, attività come tiro con l’arco, equitazione, ciclismo, tennis golf. E poi, grazie all’esperienza ventennale acquisita, si organizzano eventi aziendali, ricevimenti per matrimoni e attività di team building, oltre a auto e moto raduni e pure “iniziative particolari”…

   

     

       

   

   

…come “le mani in pasta” dove, guidati da esperti (sfogline e chef) i clienti “tirano la sfoglia” e preparano le relative tagliatelle, fettuccine, pappardelle (molti maltagliati…) e anche pasta ripiena (tortellini e tortelloni) che poi (i più eroici) possono far cuocere, condire e gustare… (noi l’abbiamo fatto…).

   

                                                       

Questo è possibile grazie all’organizzatissimo Ristorante Le Volte di Palazzo Loup, gestito dagli chef Filippo Baldassarri Nicola Finamore, che sorprende per originalità e tradizione e dove si esalta la territorialità attraverso l’interpretazione creativa dei prodotti stagionali, sapientemente preparati secondo i dettami della migliore “cucina gourmet“. Quindi a Palazzo Loup è effettivamente possibile “mangiare bene” e bere altrettanto bene (grazie alle sapienti indicazioni del maître sommelier Fabrizio Quattrone) appagando così i gusti dei clienti più esigenti e, facendoli… “stare bene”!


Nei dintorni:
 

Parco delle Stelle (a 2.1 km): visita al planetario astronomico con Silvia Galleti

La Via dei Mulini (a 2.4 km) con visita al Mulino Mazzoni a cura di Nascetti

Zona Archeologica di Monte Bibele (a 3.6 km) a cura dell’Ass. Templa del prof. Antonio Gottarelli

Chiesa di San Alessandro (a 3.0 km)

Oratorio di San Sebastiano e San Rocco (a 3.2 km)

San Giovanni Battista (a 3.3 km)

Chiesa Santi Pietro e Paolo (a 3.7 km)

Ca dei Monti (a 3.7 km)

Chiesa di Bibulano (a 4.0 km)

Frati Francescani dell’Immacolata (a 4.0 km)

I giardini del Casoncello (a 4.9 km) Via della Chiesa 4

Chiesa di San Prospero (a 4.5 km) Via Scascoli 75

Museo di Livergnano (a 6.6 km)

Sacrario dei Caduti per le Stragi Nazifasciste: 29,7 km

 

Evento organizzato e promosso da PromoNU di Nicola Ucci (info@promonu.it)

 

 

Palazzo Loup Hotel – Ristorante – Centro Congressi
Via Santa Margherita, 21 Loiano (BO)
Tel. +39 0516544040 – www.palazzo-loup.it