Lo Stato italiano da poche ore è ufficialmente proprietario della famosa Villa Verdi con parco, vissuta per 50 anni dal maestro Giuseppe Verdi, nella frazione di sant’Agata in comune di Villanova d’Arda, in provincia di Piacenza. Fu acquistata nel 1848 dal compositore con i proventi delle sue opere, ristrutturata e ampliata in due anni, sempre migliorata e diventata la casa ospitale di amici, musicisti. Si dice voluta acquistare dal Maestro proprio l’anno stesso, un po’ prima a dire il vero, in coincidenza con l’annessione di Piacenza “Primogenita d’Italia” (prima Provincia) al Regno di Sardegna, il nascente Stato italiano. Questo a testimoniare proprio la “partecipazione” di Verdi alla costituzione dell’Italia, in quanto anche amico e stimatore di Cavour.
Qui vi visse con la seconda moglie, rimasto vedovo giovane, Giuseppina Strepponi, cantante, ma soprattutto scrittrice degli appunti, lettere, note del Maestro. Bauli di documenti originali, storici, privati e pubblici (Verdi fu anche consigliere provinciale di Piacenza e rappresentante in Parlamento del collegio di Piacenza e Parma) che erano nella Villa, tutt’ora presso l’Archivio di Stato. ovviamente pronti per tornare “tutti” nel luogo dove sono stati scritti e dove hanno vissuto per quasi 150 anni. Villa e parco in stato di degrado perchè mai ristrutturata da nessuno, da due anni e mezzo chiusa perchè andata più volte all’asta nessuno ha deciso di comperarla. L’intervento dello Stato, voluto dal Ministro della cultura, prima Sangiuliano e poi confermato da Giuli, è un atto dovuto per dare futuro a un patrimonio collettivo e diffuso unico nazionale. Attorno a questa villa, Giuseppe Verdi possedeva e conduceva, come agricoltore, appassionato innovatore competente, ben 1300 ettari: un latifondo in cui si produceva frutta, ortaggi, bestiame e il famoso latte per produrre nel caseificio locale il “furmai piasentino“, diventato il grande Dop Grana Padano.
Consegna delle chiavi del cancello, villa e pertinenze (anche un’attiva cantina con botti di legno) avvenuta fra Maria Luisa Laddago, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza; Luciana Scrivano, dell’Agenzia del Demanio e Romano Freddi, sindaco di Villanova, oltre ai rappresentanti legali di due degli eredi e a un gruppo di “amici”, giornalisti e rappresentanti del comitato nazionale “Giuseppe Verdi, la sua epoca, la sua terra“. “Oggi è una giornata importante, perché la villa, tramite l’esproprio, passa dal Demanio allo Stato. Abbiamo immediatamente stanziato 370.000 euro di finanziamento per procedere ai primi lavori urgenti. I primi lavori di messa in sicurezza cominceranno molto presto, probabilmente a marzo. Saranno interventi speditivi utili al passaggio ai musei” queste le parole della soprintendente Maria Luisa Laddago. Nonostante l’esproprio, non è stata ancora trovata un’intesa totale sull’indennizzo ai 4 eredi. Si parla di quasi 8 milioni di euro, ma due eredi non sono d’accordo.
Ovvio che il Comitato Giuseppe Verdi plauda alla conclusione dell’iter di acquisizione e all’immediato avvio dei primi lavori. “E’ un primo grande passo e segnale – dice Giampietro Comolli, presidente del comitato –che lo Stato e il Comune di Villanova vogliano ridare vita a un luogo-patrimonio assoluto, internazionale, simbolo di un grande compositore, ma anche di un grande uomo risorgimentale, benefattore, ospitale, amante della sua terra. Per questo come comitato abbiamo previsto nel 2025 e 2026, presunto anno di apertura della «Casa Verdi» come ci piace già chiamarla, diversi supporti e iniziative per dare a Verdi una posizione unitaria e condivisa, senza campanilismi e gelosie di istituzioni, fra Busseto, Piacenza, Cremona, Milano, Genova… i luoghi frequentati.“
-N.B.:
L’assemblea recente del Comitato ha stabilito le seguenti iniziative a supporto del lavoro “pubblico” e in piena sintonia e succedaneo alla progettualità del Ministero della Cultura:
1) individuare un logo-brand che unisca Verdi-Terra-Epoca-Luoghi;
2) prevedere in Piacenza alcune “opere” fisiche durature come un monumento e la definizione dell’albergo san Marco frequentato dal Maestro per anni;
3) massima disponibilità per dare “vita” a una “Casa Verdi” di sant’Agata che esponga le carte originali del Maestro e raccolga anche archivi, collezioni importanti di privati cittadini;
4) creare un itinerario verdiano socio-culturale agricolo alimentare da Piacenza a Sant’Agata e a Busseto;
5) stimolare la formazione di docenti nelle scuole dell’obbligo nazionali alla musica con contenuto teatrale e operistica;
6) guardare alle giovani generazioni che non conoscono Verdi, uomo-musicista e figura risorgimentale quale rivitalizzazione socio-culturale, moto attuale;
7) indire una riunione pubblica con politici e i sindaci locali perchè vi sia un impegno strategico e sistemico collegato al patrimonio verdiano e alla “Casa Verdi”.
(a cura di Giampietro Comolli)