San Leo nel cuore del Montefeltro, si trova nell’omonimo comune in provincia di Rimini.  E’ situato sulla cima della cuspide rocciosa che sovrasta l’abitato “leontino” e domina la Valmarecchia (valle tracciata dall’omonimo fiume, ricadente nel bacino padano). Fu costruita dai romani. Nel corso del tempo quel territorio fu conteso dalle più potenti famiglie italiane: Montefeltro, Borgia, Malatesta, Medici, Della Rovere; ospitò personaggi come Dante Alighieri e san Francesco d’Assisi.  Nel suo forte, sulla cima del monte – meglio conosciuto come rocca di San Leo –  furono imprigionati Felice Orsini e Cagliostro.  E spesso fu rifugio per il re d’Italia Berengario II.  Oggi richiama migliaia di turisti da tutto il mondo.

Vista da lontano San Leo sembra un vascello fantasma, sospeso tra cielo e terra, per raggiungerlo si sale fino a 800 metri di altitudine lungo una strada che taglia la roccia. Varcata Porta di sopra, si entra nel borgo storico, un piccolo mondo antico, dove non mancano i tesori…

Nel centro, si affacciano edifici che vanno dal 1200 fino al 1700 – spiega Romana Ferrini dell’Ufficio Turistico di San Leo tra l’altro San Leo è annoverata tra i Borghi più belli d’Italia…”.

I turisti che sfilano per le stradine ammettono che: “E’ davvero tutto molto bello!” – “Non c’ero mai stato e, è davvero bella da visitare!” – “C’eravamo stati anni fa e siamo tornati perché merita il bis…” –  “Dopo tanto che non la vedevo, noto che è cambiata, ma è sempre bella!” –  “E’ veramente uno spettacolo unico!

Storica capitale del Montefeltro – colline riminesi – per secoli bastione inespugnabile, dominata dalla sua fortezza, maestoso edificio del ‘400, dove finì i suoi giorni un personaggio ancora avvolto nel mistero, Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro… “Morì in una angusta cella il 26 agosto del 1795, ma chi era veramente Cagliostro?” – chiede Antonio Farnè inviato del Tg2 della Rai – “Mago, avventuriero e alchimista,  imprigionato dall’Inquisizione della curia pontificia, colpevole di eresia, finì i suoi giorni all’interno della cella del pozzetto” – gli risponde sempre Romana Ferrini –.

Ancora oggi quella piccola cella richiama migliaia di visitatori e si torna indietro nel tempo per trovare un’atmosfera che trascende la realtà e altri turisti, così commentano: “Tutto qui dà emozione!” – “La solita atmosfera magica che si trova sempre, bellissima…” –

Il nome di San Leo è legato anche a altre importanti figure storiche: Dante Alighieri passò di qui e lo citò nel quarto canto del Purgatorio, poi san Francesco d’Assisi che attraversando il paese durante un pellegrinaggio, qui si fermò e ricevette in dono il monte della Verna (dove si dice che abbia ricevuto le stimmate). “Questo è il fascino irresistibile della storia“ – chiosa Farnè rivolgendosi ancora alla signora Ferrini: “Cosa cerca il turista a San Leo? “ – e lei  –    “Scoprire quelli che sono gli usi e costumi, quindi, qui abbiamo la nostra offerta culturale storica e unica. Noi siamo sempre aperti e sempre pronti ad accogliere persone che vogliono divertirsi e acculturarsi”.

E per accogliere tanti turisti, le strutture ricettive non mancano: a San Leo, per esempio, più di trent’anni fa, nacque la formula dell’albergo diffuso: quattro diverse strutture sparse nel centro storico, per un totale di cinquanta posti letto. Ma questa, come tutta la Romagna, è una terra che punta a farsi conoscere e apprezzare anche attraverso la gastronomia

Partiamo dai ravioli alla Cagliostro” –  è Daniele Succi, lo chef “filosofo” che descrive le squisitezze locali –  “Pasta ripiena con ricotta di pecora e radicchio rosso, con un sugo di carciofi e olive nere; a seguire, i nostri affettati tipici: fiocco, lonza, salame e del lardo con i nostri Pecorini di varie stagionature; logicamente non può mancare la piadina romagnola… In abbinamento, un Sangiovese superiore romagnolo dai suoi colori intensi e dal tannino che pulisce bene la bocca…”.

Il menù non si esaurisce così: qui si può assaporare la carne di maiale, con il suo sapore inconfondibile, piatto sempre presente sulle tavole leontine, spesso abbinato alle patate della Valmarecchia. Da berci dietro, stavolta… un buon Trebbiano di Romagna, le cui uve, con quelle del Sangiovese del territoriosono la base di molti dei più importanti vini d’Italia. E a fine pasto, dopo avere gustato le tipiche ciliegie della zona, per digerire meglio (o per meditazione, magari scrutando il panorama) si può sorseggiare il liquore alle erbe prodotto nel pieno centro storico del borgo di San Leo, dedicato al già citato conte di Cagliostro.

Ufficio Turistico IAT
Piazza Dante Alighieri, 14
San Leo (RN) ITALIA

Orario ufficio::
Lun – Ven: 10.30 – 12.00
Sab – Dom: 10.00 – 12.30
Tel 0541/926967
WhatsApp 339/5497576
info@sanleo2000.it

(Antonio Farnè inviato Tg2 Rai)