Anche con il presepe si può raccontare l’attualità e le difficoltà del quotidiano. E’ proprio quello che succede in un paesino del Trentino, dove se ne possono ammirare oltre mille!
L’inviato del Tg2 Antonio Farnè ha raccolto i commenti di residenti e turisti:
“C’è il presepe dedicato a tutte quelle persone che hanno lavorato per salvare tutti i malati di Covid ed è intitolato: i nostri eroi!”, “C’è il presepio con cui si vogliono rappresentare tutte le donne vittime di femminicidio: panchina rossa e presepio”…
Le tante interpretazioni del presepe, il simbolo del Natale antico di otto secoli, trova agganci anche con l’attualità.
“Sono molto belli, bellissimi, uno più bello dell’altro”, “Davvero molto suggestivi e emozionanti”, “Io sono appassionato di presepi, sono napoletano e dico che sono molto belli e interessanti”, “Ce n’è uno più bello dell’altro: sono stati bravissimi!”…
Questi sono alcuni dei commenti dei visitatori incontrati a Ossana, Val di Sol, in Trentino: 800 abitanti, 1600 presepi… un rapporto che non ha eguali. Di tutte le fogge, di tutte le dimensioni, e realizzati con materiali diversi. E’ il tesoro di Ossana, recentemente inserito tra “I borghi più belli d’Italia”.
“Rappresenta lo spirito della nostra comunità. In questo periodo tutti ci mettiamo a lavorare per costruire tutti questi presepi – è Luciano Dell’Eva, presidente dell’Associazione Borgo antico, che descrive un presepe particolare, con tanti soldati in divisa sulla montagna innevata – Quello alle mie spalle, è una delle nostre idee con tanta scenografia e rappresenta un fatto realmente accaduto nel 1917: molto vicino a noi c’era la linea del fronte tra Italia e Austria e nella notte di Natale, tutti i soldati si sono abbracciati in un momento di pace e amore…”
Tutti rigorosamente realizzati a mano da artisti residenti, preziose testimonianze di artigianato locale.
“Questo è un presepe che abbiamo realizzato con le radici dei nostri alberi e col muschio raccolto nei nostri boschi…”.
Il culto dell’attesa, l’incanto del Natale e la suggestiva trama attraverso i vicoli medioevali di Ossana, un percorso che si arrampica fino al sovrastante castello di san Michele, anch’esso aperto proprio per ospitare altre natività. Tradizioni da vivere, da scoprire ma anche da gustare, attraverso i sapori del territorio…
“Piatti tipici trentini: partiamo da un “canederlo” (I canéderli sono degli Knödel, impasto a composizione variabile a base di pane raffermo; è il primo piatto tipico della cucina mitteleuropea, specie trentina, altoatesina e tedesca sudorientale, oltre che di quella austriaca, ceca, slovacca, ungherese e polacca) lo presentiamo con formaggio “Casolét” tipico della Val di Sole e con “polvere” di barbabietola (barbabietola essiccata al naturale frullata fino a ridurla in briciole finissime) – è il ristoratore Mariano Dell’Eva che presenta i piatti del suo menù – A seguire, abbiamo lo stinco di capriolo, cotto in umido, servito con gli ortaggi dell’orto e una cialda di polenta di Storo (dalle pannocchie del grano Marano, che tendono al rosso, viene prodotta la farina gialla di Storo (TN) grano coltivato rispettando i cicli della natura, senza alcuna forzatura agronomica e poi macinato nel mulino di Storo).
Il tutto accompagnato dal Teroldego, un vino del territorio… (il nome è riconducibile a “Tiroler Gold”, ovvero “Oro del Tirolo”, appellativo dato dai regnanti d’Austria nel periodo in cui controllavano la regione) viene dal vitigno a bacca nera più importante del Trentino, è presente nella denominazione di origine “Teroldego Rotaliano DOC” perché coltivato nella Piana Rotaliana – lembo di pianura circondato dalle Dolomiti – c’è anche nelle tipologie rosato, superiore e riserva: è vino di buona struttura, intenso e sontuoso, di grande eleganza e ottima propensione all’invecchiamento. Colore rosso rubino intenso, con toni tendenti al granato per le riserve; bouquet olfattivo fine e di buona complessità. Presenta note di frutta rossa matura, ma anche floreali, di viola e speziate, di liquirizia, per i vini che sono stati sottoposti a più lungo affinamento in legno, note più vicine alla confettura. Di buon corpo, con una discreta spalla acida e una certa intrinseca morbidezza con tannino discreto e non aggressivo; buona la persistenza e piacevole il ricordo di mandorle amare. Buona la versatilità negli abbinamenti: dalle lasagne alle carni rosse alla griglia, dai piatti di selvaggina come cinghiale, lepre, faraona, beccacce e capriolo, sia arrosto, sia in umido o in tegame, fino ai formaggi di buona stagionatura e, pure con i biscotti ai mirtilli…
(Antonio Farnè inviato Tg2 Rai)