E’ di ieri la notizia, finalmente, dello stanziamento del Governo Meloni di 20 milioni di euro dalla legge di bilancio approvata dalla Camera nel bilancio dello Stato 2023, per “salvare” villa Verdi a Sant’Agata di Villanova, in provincia di Piacenza, dove per oltre cinquant’anni (dal 1848 fino alla morte nel 1901) il “maestro” scrisse tutte le sue opere e da dove dirigeva tutte le imprese agricole che possedeva. La sua nascita fu registrata obbligatoriamente nel comune di Busseto, allora piccola capitale del dipartimento napoleonico che inglobava terre piacentine e parmensi, ex dominio dei principi Pallavicino. Di Giuseppe Verdi, fra i più grandi musicisti e forse il più grande operista del mondo, si parla pochissimo della sua verve agricola e anche come cultore della tavola conviviale. Villa Sant’Agata, come spesso denominata, era al centro di una proprietà terriera diffusa in più aziende per ben oltre 11.000 pertiche piacentine con allevamenti di mucche il cui latte era destinato alla produzione del formaggio Grana Padano. Almeno due le ricette fisse al suo desco, direttamente dettate dal maestro: il risotto e la spalla di maiale cotta due volte. Appassionato di vino rosso toscano e borgognone, di bollicine dolci italiane (all’epoca erano le uniche di pregio) e del brut-secco francese.
Villa Verdi, al centro di una diatriba di eredità, da decenni, casa museo privata del maestro, è stata chiusa recentemente per essere messa all’asta. Un patrimonio ristrutturato nel 1849 e nel 1880, visitabili le stanze di Giuseppina Strepponi (seconda moglie di Verdi) lo studio di composizione, le camere da letto con tutti gli arredi originali, comprese lv teche e le vetrine con tutti i documenti e gli oggetti personali con tutte le copie originali delle opere verdiane.
Lo stesso parco che circonda la villa (compreso la cavallerizza dove teneva cavalli e carrozze) è stato disegnato dal maestro il quale era solito visitare quotidianamente tutte le fattorie della proprietà, parlando con i fattori e dando egli stesso ordini sulle coltivazioni. In primis per il fieno del bestiame, ma anche per la vigna, per il pomodoro, i cereali e la barbabietola da zucchero. In questo giro era solito fermarsi anche in qualche altro casale del piacentino per parlare con i contadini. Usava sempre il calesse in qualunque stagione. La vita di campagna del maestro e le sue innovative tecniche agricole stavano molto a cuore ai piacentini. Verdi nacque a Roncole e studiò a Busseto, poi fu a Milano con le sue prime composizioni, ma tutta la vita musicale e sentimentale si svolse fra l’ex hotel San Marco, in via della Cittadella a Piacenza, quando partiva per le tournée e le visite milanesi e villa Sant’Agata. Una scelta di vita di campagna molto chiara, la sua. Per questo Piacenza sente Giuseppe Verdi piacentino, anche perché i genitori erano piccoli commercianti, appunto piacentini, di Villanova e di Cadeo.
Il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, ha inserito nel recente bilancio approvato dal Governo Meloni, uno stanziamento di 20 milioni di euro per mantenere viva la storia della villa e perché il suo patrimonio non vada disperso e sia fruibile dal pubblico e dai tanti estimatori mondiali. Una richiesta partita dai piacentini, dagli appassionati e dai parlamentari piacentini che ha trovato nel presidente (Bonaccini) e nell’assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna, due sponsor di peso, già disponibili a intervenire per salvaguardare un patrimonio nazionale (Mauro Felicori ) in quanto la villa rientra già nelle “Case di personaggi illustri”. Uno sforzo che ha dato un ottimo risultato, hanno dichiarato Bonaccini, Felicori e l’on. Tommasi Foti, piacentino e capogruppo alla Camera. Ora tutti insieme occorre lavorare perché questo luogo verdiano e tutto quello che contiene e che rappresenta per la vita e gli impegni del maestro, sia tutelato per sempre e valorizzato per attrarre estimatori, visitatori e artisti, giovani musicisti. E’ sempre in questa villa-museo e nella terra di Piacenza che il maestro diede vita a quella innovativa musicalità teatrale patriottico romantica, simpatizzante della risorgimentale unità italica, dove si dedicò alla filantropia con lasciti e donazioni per gli artisti meno fortunati, con la fondazione di un ricovero, la costruzione dell’ospedale locale di Villanova, l’assistenza ai giovani musicisti, oltre che alla cura delle terre e alla passione della cucina. Moltissimi sono i documenti privati del maestro che i piacentini possiedono anche in originale, oltre a quelli depositati e legati alla proprietà della villa, ma velocemente trasferiti e portati a Parma improvvisamente, quasi di nascosto da parte della sovrintendenza di Parma! No comment.
Nel progetto di salvaguardia del patrimonio di Giuseppe Verdi e di villa Verdi, rientra a buon titolo anche l’ex San Marco a Piacenza (abbandonato da decenni) di proprietà del Comune e dell’Asl della città di Piacenza, a due passi dalla galleria della Camera di Commercio dove lo stesso maestro sostava nel giorno di mercato (il mercoledì) per incontrare altri agricoltori e amici e dove dormiva la notte precedente prima di prendere il treno per Milano, per Parigi, per Vienna. Un luogo strettamente legato alla vita-storia del maestro Verdi e con villa Sant’Agata che necessita di pari passo di riprendere vita e corpo proprio in sintonia con le opere, lo studio, le passioni, gli obiettivi anche sociali e solidali espressi dal maestro per 50 anni di comunanza piacentina. Oggi l’antica Filodrammatica e la scuola di musica di istruzione superiore “Conservatorio Nicolini” possono entrare nella progettualità di salvaguardia della villa per dare vita a un “polo verdiano”, dalla musica alla agricoltura, dalle lettere personali alla cucina, dagli spartiti ai ricordi di viaggi europei, nel ricordo filantropico dell’assistenza dei musicisti dimenticati e dei giovani talenti. Tanti contadini di allora ricordavano il maestro come burbero e distaccato, ma molto generoso, attento ai bisogni dei più emarginati. Nel San Marco piacentino può nascere una “seconda tappa” del polo verdiano strettamente connesso con la formazione musicale di artisti dell’opera e la vita ottocentesca dei prodotti agri alimentari che hanno segnato l’autentica e unica tipicità piacentina, poi successivamente copiata da altre città confinanti.
(Giampietro Comolli)
Ultim’ora:
stabilita dal Tribunale di Parma una base d’asta attorno ai 30 milioni di euro per villa Verdi (compresi i circa sette mila e seicento pezzi inventariati e catalogati); per avere una stima precisa bisognerà aspettare che la perizia sia presto studiata nel dettaglio e comunque, il lotto è indivisibile e protetto da vincoli, quindi niente può essere venduto separatamente. Il presidente del tribunale precisa che lo Stato ha il diritto di prelazione e nulla può cancellare i vincoli conservativi imposti dai Beni artistici. (NDR)