La location è San Vito Lo Capo (TP) estremità nord occidentale della Sicilia, protesa nel Mediterraneo, acque turchesi e smeraldo, spiaggia di sabbia finissima e acqua bassa per decine di metri – sita là, dal monte Monaco (e, dall’altra parte) al monte Cofano, cala del Bue Marino compresa – nota per la “tonnara del Secco”, i faraglioni di Scopello, per la riserva dello Zingaro, per lo Stagnone, dove assistere ai tramonti dal belvedere di Macari…

Questa è San Vito Lo Capo, conosciuta a livello internazionale, forse di più, per il “Cus Cus Fest”, che lì si perpetua da ben 25 anni (periodo Covid compreso). Da solo “cus” non vuol dire nulla, solo con un altro “cus” fa capire di cosa si tratta e, non è solo il piatto della festa, ma lo stesso “cus cus” è festa, di amore e pace… (così recita lo show reel trasmesso dal palco Bia Theatre in piazza Santuario).
E per San Vito è superfluo dilungarsi sull’argomento cibo, specie per il “pesce” (pescato e cucinato…) protagonista della cucina almeno per quasi tutti i giorni dell’anno, tranne per la seconda e terza settimana di settembre che, gioco forza, sono dedicate in toto al “cus cus” – il piatto, si dice, creato in Cina, il più popolare del Marocco e del Nord Africa – e tipico del territorio siciliano, piatto povero per eccellenza, quello preparato nel trapanese (“u cùscusu”, in dialetto locale) è cotto a vapore in una pentola di terracotta smaltata, ma il condimento – a differenza del cus cus magrebino – è un brodo di zuppa di pesce. Il cus cus è offerto in tutte le forme e relative variabili nelle bancarelle delle vie di San Vito: nella Casa del Cous Cous al Waha sulla spiaggia (via Savoia) nella Sanvitese (Hotel Capo San Vito) e in quella dal Mondo (all’angolo tra via Regina Margherita e via Abruzzi).
Una volta provvisto di ticket (12€) il pubblico ha diritto a un piatto di cus cus tipico (dalla ricetta sanvitese: semola, carne o pesce e verdure dell’orto) o alle varianti delle tradizioni internazionali, a base di montone, pollo e carni miste, anche vegetariano (sono oltre 30 le ricette che si possono degustare…) adatte a tutti i palati – anche dei celiaci – poi, sempre grazie al ticket, un bicchiere di vino (o mezza d’acqua) un caffè (nell’Expo Village sul lungomare) e uno sconto di 0,50€ sui prodotti dello sponsor (indicati presso i vari punti vendita) e… è subito “Cus Cus Fest”: buon cibo, divertimento, talk and music gratuiti, grandi emozioni, tutto insieme: “Love never stop” è la parola d’ordine!
Il clou dell’evento è il Campionato del Mondo di Cous Cous: a confronto noti chef e studenti degli istituti alberghieri di otto paesi (Argentina, Brasile, Costa d’Avorio, Francia, Marocco, Palestina, Tunisia e Italia) che preparano in diretta le loro ricette e sono valutati da una giuria professionale e una popolare che, assaggiati i piatti, eleggono il campione del 2022.
Quest’anno, ha vinto la “Panzanella mediorientale: cous cous con gambero e gazpacho”, autore, Pierpaolo Ferracuti, chef e patron del ristorante stellato “Il Retroscena” di Porto San Giorgio (FM) che ha battuto il “cous cous che vuole essere un falafel” dello chef palestinese Shady Hasbun, ricetta che ha conquistato il premio Conad per “impatto zero e sostenibilità”. Il vincitore del “Conad Next generation student contest” – campionato tra gli studenti degli istituti alberghieri italiani – è Erik Cinquerughe, diciottenne di San Cataldo di Caltanissetta, dell’Euroform, Scuola Professionale dei Mestieri con la ricetta “abbracci cous cous”. All’ivoriano Issouf Sanogo, premio speciale UniCredit per la ricetta più originale e, per le quote rosa, premio speciale Amadori alla chef argentina Lola Macaroff per il miglior utilizzo del prodotto “carne” e alla chef tunisina Aissi Hajer (Cantina siciliana di Trapani) il premio “Don’t Touch” per l’autenticità del piatto e il rispetto della cultura di provenienza. Tutti premiati dal sindaco di San Vito Lo Capo, Giuseppe Peraino e da Luciano Pollini (AD di “Bia cous cous”, main sponsor del festival).
A onorare il “Cus Cus Fest” la sera, in spiaggia, grande musica per tutti: ad aprire gli spettacoli, sabato 17 Eugenio Bennato, domenica Antonella Ruggero e i Musicanti e, durante la settimana, Med Free Orkestra, Ermal Meta, Piero Pelù, Lello Analfino, Notte della Taranta, Shantel; domenica 25, a chiusura manifestazione, gli Agricantus. Contorno di eroico pubblico che ha resistito al fresco venticello…

Per amor di verità, una piccola coda critica, è dovuta: Degusta partecipò anni fa al Cus Cus Fest, allora invitati dal sindaco (Matteo Rizzo) e dall’Associazione cereriana cuochi sanvitesi. La giuria era presieduta dal maestro Edoardo Raspelli, partecipata da colleghi quali la gentile conduttrice di Linea Blu, Donatella Bianchi e dall’esperta di food, Laura Ravaioli. Il confronto con l’evento di quest’anno, viene da sé… certo lo “spessore” non è lo stesso… oggi al posto dei maestri gourmet ci sono conduttori tv e disk jockey, al posto di specialisti enogastronomici, nomi anonimi, forse perché con la globalizzazione, la “contaminazione” è inevitabile… ma – siamo positivi – c’è sempre tempo per fare meglio!
E se non siamo stati invitati a giudicare i piatti di cus cus in gara, o a assistere ai cooking show dei vari chef, o al “wine tasting” organizzato da Tenute Orestiadi, abbiamo comunque avuto la fortuna di conoscere Marco Bonanno, titolare dell’albergo sanvitese “Cocciu d’Amuri” e dell’enoteca e prodotti tipici “L’angolo diVino”, che con l’aiuto Francesco, ci ha fatto degustare il suo menù (cus cus escluso…): mortadella di asina con pistacchi di Bronte, porchetta (az. agr. Campo) e salamino al limone; Pecorino nero e stagionato piccante e un ottimo Primo sale, con pane ai cereali. Vini: Anymus di cantina Coppola (bianco frizzante ottenuto da un blend di uve Catarratto e Grecanico coltivate nei vigneti di Alcamo; brioso, con piacevoli ricordi floreali e fruttati a polpa bianca, perfetto per aperitivi e abbinato a antipasti di pesce e formaggi leggeri. Con questi, abbiamo preferito un vino Marsala secco di cantine Mothia, affinato in barrique, ovviamente tannico, consistente ed equilibrato, completo; ambrato, al naso intenso con sentori di frutta matura e note di legni nobili, al palato si presenta dolce, di buon corpo, avvolgente ed equilibrato, gustato anche con un “croccante” (miele mandorle e nocciole di Bronte) è veramente giusto!
Marco, si è poi offerto – novello Virgilio – di decantarci “altre” possibilità per soddisfare le papille gustative, a suon di primi piatti della tradizione sanvitese (e sicula in generale): davvero tanto ben di Dio, accompagnato da relativi “nettari”, sempre eccellenze locali, tutti degni di menzione, gustati tra il Gambrinus Longe Bar (via Savoia, 10) il Un Sorso di Sicilia (via Antonio Venza, 7) l’Alan Plaza Cocktail Bar Yogurterie & Restaurant (piazza Santuario, 14) e il Bar Savoia.
In questo momento contingente, lo sforzo del nostro editore per sovvenzionare la trasferta dei giornalisti di Degusta a San Vito Lo Capo, è stato comunque ripagato: grazie a Marco Bonanno, che ha confermato la squisita (già nota) ospitalità siciliana!