Slow o adrenaliniche? 300 km. sulle montagne bresciane
L’aria pura, i suoni attutiti, i panorami mozzafiato, l’accoglienza autentica, i sapori genuini sono gli ingredienti per una vacanza invernale senza pari sulle montagne bresciane, dove la neve è divertimento e relax in una cornice di natura incontaminata e di amplissimi spazi, mai troppo affollati. I 7 comprensori sciistici della provincia (Pontedilegno-Tonale, Maniva Ski, Borno Ski Area, Montecampione, Val Palot, Aprica-Corteno Golgi, Piana del Gaver) permettono a ciascuno di vivere la montagna invernale secondo la propria indole e le proprie passioni, dalla discesa al fondo, dallo scialpinismo allo snowboard, dalle attività adrenaliniche a quelle slow. 300 i chilometri di piste e tante le proposte oltre agli sport bianchi più tradizionali: provare l’ebbrezza dello sleddog, passeggiare nei boschi innevati con le ciaspole, avventurarsi fuori dai sentieri più battuti in sella a una motoslitta di ultima generazione o seguendo panoramici itinerari di sci alpinismo… Eccone alcune. Non dimenticando che con 171.000 ettari di bosco, Brescia vanta il territorio con la più grande superficie boschiva della Lombardia, cornice ideale per vivere anche d’inverno una vacanza all’aria aperta in mezzo alla natura, vero toccasana soprattutto in questo periodo che si passa troppo tempo al chiuso e con poco ricambio d’aria.
Vivere la neve al chiaro di luna
Ciaspolate e sciate in notturna sono un’avventura veramente unica per tuffarsi nella magia dell’inverno nel silenzio più assoluto, sotto un cielo di stelle o una soffice nevicata. Adrenalinica è la discesa sulla Superpanoramica del Baradello nel comprensorio Aprica-Corteno Golgi, la pista illuminata più lunga d’Europa: lunga 6 km, è aperta alternativamente agli appassionati di discesa (quindi funziona anche l’impianto di risalita) o a quelli di scialpinismo e ciaspole (è solamente illuminata), secondo un calendario consultabile sul sito di apricaonline. Passeggiate guidate con le ciaspole e sciate sotto le stelle si possono fare poi nel comprensorio Pontedilegno-Tonale ( dove vengono organizzati anche tour notturni in motoslitta con cena in rifugio, dove si gustano i migliori piatti tradizionali della montagna accompagnati da eccellenti vini bresciani e da grappe artigianali), nella zona del Maniva e sui monti di Borno.
Sleddog, slitte, pattini per divertirsi a ogni età
Come nel Grande Nord, provare l’ebbrezza di guidare una slitta trainata da una muta di Alaskan Husky: a proporlo è il team di Maniva Sleddog, che ha tracciato un emozionante percorso panoramico tutto curve, dolci saliscendi e divertenti varianti miste, fra i boschi e le radure innevate del monte Maniva. L’esperienza del “Battesimo allo Sleddog” è alla portata di tutti: prima di partire viene impartita una breve introduzione ai comandi principali che bisogna assolutamente conoscere per condurre la slitta e poi via da soli in totale sicurezza, sempre seguiti dal team di istruttori, che carica sulla sua motoslitta eventuali bambini (dai 3 agli 8 anni). Per far divertire i più piccini su bob e slitte in totale sicurezza, lontano da ogni pericolo, ideali sono le attrezzatissime aree ad essi dedicate, come il Fantaski Tonale e il Campo scuola bob di Maniva Ski, dove fra l’altro si può anche noleggiate tutta l’attrezzatura in loco. Divertente per bambini e adulti è scivolare con leggerezza sui pattini: a Borno lo si può fare con qualsiasi condizione metereologica, sulla pista pattinaggio coperta di località Dassa.
La montagna vista dall’alto: tour in elicottero e arrampicate sulle cascate ghiacciate
Librarsi nell’aria e abbracciare dall’alto il panorama delle montagne innevate: un’esperienza indimenticabile che si può fare salendo a bordo di un elicottero. Tour in elicottero, organizzati con partenza dall’eliporto di Temù in Alta Valle Camonica, offrono la possibilità di contemplare le cime innevate dell’Adamello e le piste del comprensorio Pontedilegno-Tonale da una prospettiva decisamente unica. Sempre per un inconsueto punto di vista dall’alto, le arrampicate sulle cascate di ghiaccio sono sicuramente fra le attività invernali più impegnative ed eccitanti : ce ne sono di bellissime in Valle Sabbia, dove – con l’assistenza di guide qualificate – si può provare ad arrampicarsi con corde e ramponi su queste straordinarie e scenografiche palestre naturali, un’attività riservata ai supersportivi e a chi è ben preparato in questa disciplina.
Adrenalina con le fat bike e lo snowkite, immersione nella natura con lo sci alpinismo
Il comprensorio Pontedilegno-Tonale è una vera fucina di idee per vivere la montagna invernale all’insegna dello stupore e dell’entusiasmo. Tra le esperienze adrenaliniche di tendenza, riflettori puntati quest’inverno sulle fat bike, a cui sono dedicate ben due piste riservate per pedalare sulla neve fresca e affrontare ripidi pendii in sicurezza. Di grande successo anche lo snowkite, inedita accoppiata vela più sci o snowboard che permette di scivolare sul manto innevato lasciandosi guidare dal vento. Il tutto con il supporto degli istruttori della Nikite Snowkite School, una delle principali scuole italiane di questa disciplina. Chi invece ama immergersi nella natura, lontano da tutti, trova sulle montagne bresciane panoramici itinerari dove praticare lo sci alpinismo con la dovuta prudenza e con l’attrezzatura adeguata prevista dalle recente normativa. Nella Borno Skiarea, vari stupendi percorsi collegano i diversi comuni dell’Altopiano del Sole: uno dei più famosi ed apprezzati è quello che da Borno conduce al Passo Varicla a 2097 metri d’altitudine. La sezione locale del CAI organizza escursioni di varia difficoltà in compagnia di esperti che trasformeranno una giornata sulla neve in una vera e propria esperienza, unica e indimenticabile.
Dormire in un igloo
Salire in alta quota, godersi una meravigliosa giornata di sci sulla neve sfruttando i 100 chilometri di piste in uno dei panorami più belli delle Alpi e, invece di riscendere a valle all’imbrunire, trasformare la notte in un’esperienza onirica da ricordare a lungo: sul Ghiacciaio Presena, nel comprensorio Pontedilegno-Tonale, a 2.750 metri di altezza, sono state create accanto al Rifugio Capanna Presena 3 lussuose camere-igloo dotate di ogni comfort (e una originale cantina di ghiaccio) che offrono l’emozione di vivere in modo totalizzante il rapporto con la neve e la montagna. Ideate dallo scultore Ivan Mariotti e dal suo team, sono delle vere opere d’arte “temporanea”, dato che saranno fruibili solo fino a primavera quando inevitabilmente si scioglieranno. La temperatura interna delle stanze è sui 4 gradi e i letti sono rigorosamente di ghiaccio: sulla loro base vengono posti un materasso in pvc, una coperta per isolare termicamente e un normale materasso. Su di esso viene poi collocato un piumino inserito dentro a calde coperte di flanella. Il risultato è straordinario: dormire all’interno dell’igloo, anche grazie alla suggestiva illuminazione assicurata da lampade a led, risulta comunque molto confortevole. Tanto più che gli ospiti hanno a disposizione i servizi di alto livello dell’adiacente Capanna Presena, totalmente ristrutturata e con una bella SPA.
Qualità&prezzo
Una vacanza nei comprensori sciistici bresciani concilia qualità e prezzo, impianti di risalita all’avanguardia e skipass accessibili. Per saperne di più, basta consultare il sito https://neve.visitbrescia.it/. Chi si iscrive alla newsletter, oltre a ricevere informazioni utili, riceve uno sconto del 10% per l’acquisto di uno skipass valido per un giorno in ogni comprensorio aderente, fino alla chiusura degli impianti della stagione 21/22.
Per informazioni: VisitBrescia.it
Il cenone di fine anno di Antonino Cannavacciuolo
Il ristorante Villa Crespi del noto chef Antonino Cannavacciuolo, in occasione di Capodanno, offre un menu speciale per il Cenone: piatti prelibati per trascorrere la notte di San Silvestro all’insegna del gusto. Ma quanto costa e cosa prevede il menu di Capodanno di Cannavacciuolo?
Il menu per il Cenone di Capodanno 2022 a Villa Crespi costa 350 euro a persona, bevande escluse. L’esperienza gastronomica all’interno dello spettacolare locale di Orta San Giulio, in provincia di Novara, si apre con lo stuzzichino dello chef e prosegue con scampi di Sicilia alla pizzaiola e acqua di polpo e tartare di tonno, lime, acqua di mozzarella e cocco.
Tra i piatti del menu di Capodanno di Villa Crespi ci sono anche: sedano rapa, aglio nero e frutto della passione; gnocchetti di baccalà, vongole e alghe marine; linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale; suprema di piccione, fegato grasso al grué di cacao, salsa al Banyuls.
Nel menu non può mancare lo zampone, uno dei piatti tipici di Capodanno: Cannavacciuolo lo serve con brodo di lenticchie e scampo in tempura. Per quanto riguarda i dolci, invece, la carta prevede pre dessert, dessert Villa Crespi e piccola pasticceria con babà e code di aragosta.
Villa Crespi sorge sulle rive del Lago d’Orta: doppia stella Michelin, il locale è stato inserito nell’elenco dei migliori ristoranti d’Italia del 2022 stilato dal Gambero Rosso. La spettacolare struttura di Orta San Giulio, inoltre, ha ottenuto il primo posto nella prestigiosa classifica 50 Top Italy Luxury dedicata ai migliori hotel con ristorante di lusso del nostro Paese.
Cannavacciuolo è uno degli chef più importanti e popolari d’Italia e del mondo, amato dal grande pubblico per le partecipazioni a svariati programmi televisivi. Nel corso del 2021 Cannavacciuolo ha aperto un nuovo ristorante: Lacqua Countryside a Tacciano, frazione del Comune di Vico Equense.
Il menu di Capodanno 2022 di Villa Crespi dello chef Antonino Cannavacciuolo è il seguente:
Stuzzichino dello Chef
Scampi di Sicilia alla pizzaiola, acqua di polpo
Tartare di tonno, lime, acqua di mozzarella e cocco
Sedano rapa, aglio nero e frutto della passione
Gnocchetti di baccalà, vongole, alghe marine
Linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale
Suprema di piccione, fegato grasso al gruè di cacao, salsa al Banyuls
Zampone, brodo di lenticchie, scampo in tempura
Pre dessert
Dessert Villa Crespi
Piccola pasticceria, babà e code di aragosta
…e Buon 2022!
San Silvestro all’Osteria Francescana!
Per dire addio al 2021 e accogliere il 2022 veramente con “gusto” si può andare a cena la notte di San Silvestro all’Osteria Francescana di chef Massimo Bottura, ristorante 3 Stelle Michelin a Modena. Ma quanto costa e cosa prevede il menu di Capodanno? Solo 1000 euro a persona… ma si compone di 10 portate, accompagnate da 8 calici.
Il menu proposto da chef Massimo Bottura all’Osteria Francescana è un viaggio virtuale in giro per il mondo, tra Sudamerica (con i mini tacos di gamberi rossi, la caipirinha calda e fredda, il fish and chips on the beach), Asia (dal “Pink Russian” al “Midnight in Tokyo”, ma anche “Black Pepper Lobster” e “Clamgyetang”) e Moldavia (con il dolce tipico “Gugutsa’s Hat” a base di ricotta e ciliegie) per poi far ritorno in Italia con il più classico dei classici a Capodanno, cioè il panettone con le lenticchie.
Il menu di Capodanno 2022 dell’Osteria Francescana di chef Bottura è il seguente:
Mini tacos di gamberi rossi
Caipirinha calda e fredda
Fish and Chips on the Beach
(con Comtes de Champagne magnum Taittinger 2004)
Pink Russian
Anguilla alla brace, caviale, creme fraîche, brodo acido di shiso, lamponi e rapa rossa
(con Trebbiano d’Abruzzo Valentini 2014)
Midnight in Tokyo
Soba tiepida di grano saraceno, pesto mediterraneo e baccala
(con Trebbiano d’Abruzzo Valentini 2014)
Black Pepper Lobster
Astice in salsa leggera al pepe in stile singaporiano
(con Ribolla Gialla Gravner 2011)
La Vie en Rose
Spugnole ripiene di cotechino in brodo acido di prugne e rose
(con Riesling Molitor 1989)
Clamgyetang
Dumpling di maiale e vongole, zuppa di pollo e tartufo bianco
(con Valpolicella dal Forno 2010)
Anatra Certosino
Petto d’anatra in salsa di agrumi e spezie
(con Valpolicella dal Forno 2010)
Mooncake
Cosce d’anatra, frutta secca, foie gras e tartufo nero
Omaggio a Marcello Mastroianni
Gugutsa’s Hat
Ricotta e ciliegie
(con Picolit Marco Sara 2013)
Panettone e lenticchie
Crema leggera di arancia e lenticchie
(con Champagne Grand Cru Pierre Legras).
….e… Buon Anno 2022!
Avpn - il disciplinare dell'Associazione - apre alla pizza fritta
L’appendice messa a punto in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II. E non manca l’attenzione per il sociale: AVPN allieterà le Feste dei più bisognosi del Binario della Solidarietà, gestito dalla Caritas Diocesana di Napoli, grazie all’Associazione Camminare Insieme.
Assegnate le prime 8 tabelle di certificazione ad altrettante pizzerie storiche. La consegna ufficiale lunedì 17 gennaio in occasione della seconda edizione del Vera Pizza Day.
Per i cinefili, l’immagine di riferimento è quella di Sophia Loren che – nel celebre film di Vittorio De Sica “L’oro di Napoli” – interpreta la moglie di un pizzaiolo intenta a vendere pizze fritte nel dopoguerra napoletano. Per i milioni di amanti dello street food è semplicemente un prodotto iconico, di quelli che tutti – almeno una volta nella vita – vogliono assaggiare per conservarne il ricordo. Per molti pizzaioli è decisamente qualcosa di più che una seppur valida alternativa alla classica pizza. Per AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana) un quid plus che non poteva non trovare spazio nell’ambito del disciplinare.
“Da anni l’Associazione è impegnata nella promozione e nella valorizzazione della Vera Pizza Napoletana – ha spiegato Antonio Pace, Presidente AVPN – E dopo tanti anni di successi e riconoscimenti era necessario, da parte nostra, procedere alla tutela di un’altra eccellenza del food partenopeo: la pizza fritta. Abbiamo pertanto voluto aggiungere un’appendice al Disciplinare Internazionale della Vera Pizza Napoletana dedicata alla pizza fritta, descritta nelle sue due varianti di forma tonda e a mezzaluna (calzone), nei suoi ingredienti di base, nella tipicità della stesura e della chiusura ed infine nella tecnica e nelle caratteristiche di frittura”.
Per questo motivo AVPN ha scelto di fare della pizza fritta la protagonista della seconda edizione del Vera Pizza Day, in programma lunedì 17 gennaio 2022. Sarà questa l’occasione per consegnare ufficialmente le prime 8 tabelle di certificazione alle friggitorie che hanno fatto la storia della pizza fritta, a quelle che negli ultimi anni hanno spinto con l’apertura di nuovi locali alla diffusione di questo prodotto e alle pizzerie che hanno riservato alla pizza fritta un ruolo di pari livello, se non superiore, rispetto a quella al forno. La scelta del numero di tabelle assegnate non è casuale ma dovuta ad un numero si collega alla pizza fritta, storicamente venduta nei bassi con la formula di “oggi a 8”, ossia la mangio oggi e la pago tra otto giorni. In ordine alfabetico le tabelle sono state assegnate a: Antica Friggitoria Masardona, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, Guglielmo Vuolo, Isabella De Cham Pizza Fritta, La Figlia del Presidente, Pizza Fritta Famiglia Surace da più di 100 anni, Pizzeria De’ Figliole e Starita a Materdei.
Preziosa, nell’appendice che AVPN ha dedicato alla pizza fritta, la collaborazione tra l’Associazione e il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli.
“Questa certificazione si inserisce in un contesto di rivalutazione, dal punto di vista scientifico e nutrizionale, della frittura – ha dichiarato la Professoressa Paola Vitaglione, ordinario di Fisiologia del Dipartimento – Il cibo fritto non fa male alla salute se preparato in maniera corretta, se non se ne abusa e se il suo consumo si accompagna ad un pattern alimentare sano e un adeguato livello di attività fisica. A queste condizioni anche due volte a settimana si può cedere al piacere di un buon fritto!”.
Quindi pochi consigli ma da seguire con attenzione: immergere l’alimento in olio extravergine di oliva o in olio di semi (preferibilmente quello di girasole ad alto contenuto di acido oleico o arachidi) ad una temperatura che non raggiunga mai il punto di fumo, applicando un ricambio frequente dell’olio. Queste semplici regole oltre a garantire proprietà sensoriali come la croccantezza e flavour caratteristici, migliorano gli aspetti nutrizionali del prodotto perché riducono la quantità di olio assorbiti dall’alimento e la formazione di sostanze indesiderate che possono derivare dall’ossidazione dei grassi.
Ma aldilà dell’aspetto legislativo e di quello salutistico, la pizza fritta è collegata anche ad aspetti sociali che non sono sfuggiti all’Associazione Verace Pizza Napoletana, tanto più in un periodo come quello delle feste di fine-inizio anno dove talvolta un gesto e un’attenzione particolare possono fare davvero la differenza.
Capodanno con chef Andrea Berton
Per le feste di fine 2021 c’è lo chef Andrea Berton, Stella Michelin con il suo ristorante Berton di Milano e ristorante Berton al Lago di Torno. Lo chef ha ideato per American Pistachio Growers un menù a base di pistacchi da leccarsi le dita, perfetto per le grandi occasioni come la cena di Capodanno. “I pistacchi americani hanno un gusto ben definito che li rende adatti a più ricette e situazioni” spiega chef Andrea Berton.
“Si accostano bene a ingredienti che creano contrasti di gusti, come il cardo gobbo o il tartufo bianco, entrambi prodotti di stagione, e offrono al piatto un forte impatto visivo grazie al loro colore vivo. Nelle preparazioni a base di pistacchi non è necessario aggiungere altri elementi” conclude Andrea Berton convincendoci che sì, questo Natale potremmo optare per una tavolata a tema pistacchio. Il menù dello chef comprende: capesante gratinate con pistacchio; risotto con pistacchi, capperi e lime; code di gamberi, crema di pistacchi e melanzane alla griglia; pistacchio, granita al basilico e gelato al cappero.
Andrea Berton, in alternativa propone un menu da € 180,00 per persona, bevande escluse: Rosa di Gorizia e caviale Calvisius; Aspic di astice con pistacchio e arancia; Ravioli di coda di manzo, brodo affumicato e cavolo nero; Moleca con puntarelle, limone e prezzemolo; Faraona con verza e castagne; Carota e agrumi; Foresta nera; Panettone. C’è anche la possibilità di aggiungere, con un sovrapprezzo, alcune portate al tartufo bianco d’Alba.
Sembrano ricette elaborate ma, non temete, sono assolutamente replicabili anche a casa. E allora cosa aspettiamo? Mettiamoci ai fornelli con chef Berton.
Trentino, esperienze insolite ed emozionanti nell’ambiente invernale
Le esperienze invernali, che scatenano emozioni e mettono in circolo l’adrenalina, sono di casa in Trentino dove si può provare tutto questo immersi in ambienti davvero unici per bellezza. Che si affronti un fuoripista nella neve polverosa, o si piantino le piccozze nel ghiaccio vivo di una cascata gelata, la premessa è muoversi in sicurezza nell’ambiente invernale. Significa praticare ogni specialità con un’adeguata preparazione fisica, una buona conoscenza della montagna in inverno, della nivologia e di come si trasforma il manto nevoso, di lettura del terreno innevato per individuare le zone da evitare assolutamente. E ancora, capacità di interpretare i bollettini valanghe, un adeguato equipaggiamento e portando sempre nello zaino Artva, pala e sonda per l’autosoccorso. Vietato improvvisare quindi e nel dubbio è sempre bene affidarsi sempre alle guide alpine locali.
Quando si prova l’esperienza dello scialpinismo le sensazioni e le emozioni di stare nella natura si amplificano nell’ambiente spesso severo, ma anche attraente, dell’alta montagna. In particolare, quando al termine della salita esplode l’incontenibile ebbrezza per una discesa nella neve polverosa. In Trentino la scelta degli itinerari è delle più ampie, in ogni gruppo montuoso.
Proprio lo scialpinismo, insieme alle racchette da neve e l’arrampicata su cascate di ghiaccio, è al centro della proposta Let’s Dolomites ideata dalle Guide alpine del Trentino: una serie di esperienze “avventurose” a contatto con la natura scegliendo tra escursioni giornaliere, o veri e propri trekking di più giorni da rifugio a rifugio con le ciaspole o gli sci da alpinismo.
VisitTrentino.info
E anche di notte
A Madonna di Campiglio, tutti i lunedì e giovedì dalle 18 alle 21, è a disposizione un tracciato dedicato, da affrontare in sicurezza e nel rispetto della disciplina relativa alle piste da sci. Il percorso “Skialp track by night” parte dalla località Fortini e passando dal Rifugio Boch raggiunge il Rifugio Graffer con un dislivello di 620 m e una lunghezza di quasi 7 km. Anche i rifugi lungo il tracciato rimangono aperti a supporto degli escursionisti serali. E sempre a Campiglio si può provare l’esperienza dello scialpinismo al tramonto. Sono 4 gli appuntamenti (giovedì 3 e 17 febbraio, sabato 12 e 26 febbraio) con Sunset skialp, un’escursione accompagnata con gli sci d’alpinismo al calar del sole. Arrivati al rifugio c’è tempo per uno spuntino energetico e poi ci si gode la discesa in notturna su un tracciato dedicato.
CampiglioDolomiti.it
In Paganella si può salire più volte in settimana, sia dal versante di Fai della Paganella che da Andalo. Dal parcheggio in località Santel a Fai della Paganella, lungo la pista La Rocca e parte della pista Dosso Larici fino all’omonimo rifugio, nelle serate di lunedì e giovedì, dall’ora di chiusura impianti fino alle 21.00. Da Andalo, invece, si può seguire la pista di rientro per i primi 500 m con successiva deviazione sulla pista Olimpionica I fino al rifugio Dosson, nelle serate di martedì e venerdì dalle ore 19.30 alle ore 22.30. Di giorno si può percorrere il tracciato Tre-Tre, creato sulle tracce della storica pista sulla quale gareggiò e vinse Zeno Colò negli anni ’50, una pista interamente dedicata a scialpinisti e ciaspolatori che dal Santel arriva fino alla Selletta.
Freeride, tracce bianche in libertà
Sulla neve in piena libertà, per lasciare la propria traccia sui pendii, ma in modo responsabile e consapevole: ecco l’essenza dell’esperienza del freeride.
Una volta usciti dai tracciati il contatto con la natura raggiunge i massimi livelli e il silenzio della neve fresca e polverosa viene interrotto solo dal rumore leggero della propria scia. Vera e propria capitale del freeride nelle Dolomiti è San Martino di Castrozza. Tra i percorsi consigliati dalle Guide Alpine locali c’è il Boschetto Tognola, un’uscita facile e alla portata di tutti in una zona che offre diverse possibilità grazie alla variabilità dei pendii; la Val Cigolera è per chi ama le discese divertenti ma non troppo impegnative, mentre la discesa della Rosetta è riservata ai più esperti alla ricerca di emozioni forti. Le Pale di San Martino sono un luogo selvaggio e mai scontato dove è facile trovare condizioni di neve stupenda. Dopo esser saliti in quota con gli impianti di Colverde-Rosetta si scendono i ben visibili e variabili pendii al di sotto della funivia, terminando la discesa al rifugio Colverde per poi riprendere subito la funivia, pronti a disegnare nuove linee lungo queste fantastiche chine. Proprio a San Martino, per vivere il freeride in sicurezza, è nato il progetto #weridesafe che segnala le zone più sicure dove spingersi fuori pista e assaporare in sicurezza il brivido della powder.
Sul Col Margherita, sopra Passo San Pellegrino in Val di Fassa, raggiungibile comodamente in funivia, si trova il primo “Freeride Park” del Trentino, monitorato da personale qualificato. Tra le discese più interessanti anche alcune classiche nel Gruppo del Sella, in Val di Fassa, come la Val Lasties e la Val Mesdì.
Il Passo del Tonale richiama appassionati di freeride da tutta Europa grazie all’esposizione, all’altitudine e alla morfologia del terreno. Qui la “Sgualdrina” è il fuoripista per antonomasia in questo comprensorio sciistico, a cavallo tra Lombardia e Trentino. Facilmente raggiungibile con la telecabina Presena, è sufficiente scendere alla fermata intermedia o, volendo, più su, a pochi metri da Cima Presena. Il fuoripista percorre la parte alta della Val Presena, scendendo lungo il vallone che porta all’alveo dell’omonimo lago. Anche “Il Cantiere”, “il Canale del Diavolo” o il “Canale del Dito”, sono discese tra le più gettonate e tutte comodamente raggiungibili con la telecabina e brevi dislivelli da superare utilizzando le pelli di foca.
Sopra, sotto e dentro il ghiaccio
In inverno, le cascate di ghiaccio non sono solo uno spettacolo da ammirare e fotografare. Attrezzati di tutto punto, queste pareti di cristallo si possono infatti…scalare. La Val Daone, con un centinaio di “vie di ghiaccio” censite e dai nomi suggestivi come “Regina del Lago”, “Excalibur”, “Sogno del gran scozzese”, rappresenta in questo senso una meta imperdibile, un “piccolo Canada” che attende gli appassionati per salite di ogni grado. In Val Rendena nella zona di Pinzolo si può salire sulle spettacolari cascate del Nardis in Val Genova e quelle di Vallesinella. Altre mete per gli specialisti dell’ice climbing sono le cascate del Circo di Redont in Val Breguzzo, sopra malga Trivena, e di Val Noana in Primiero, un ottimo terreno anche per iniziare. In val di Rabbi le guide alpine di Ursus Adventures vi introducono a questa affascinante specialità sulle celebri cascate formate dal Rio Valorz.
Ma in Trentino, d’inverno, ci si muove anche “sotto” il ghiaccio: succede nel Lago di Lavarone sull’Alpe Cimbra che a febbraio ospita un raduno per professionisti in immersioni sotto il ghiaccio dove si testano anche nuovi materiali. Per i sommozzatori provetti l’appuntamento è, sempre a febbraio, al Lago di Serraia sull’Altopiano di Pinè per il raduno di immersioni sotto il ghiaccio in cui imparare la tecnica dell’immersione filoguidata sotto ghiaccio, in apnea e con bombole.
Altopiano di Pinè che è la culla delle specialità del ghiaccio su pista, ospitate nella struttura dell’Ice Rink a Miola di Pinè, già designato ad ospitare le prove olimpiche del 2026 e sede di importanti eventi internazionali, mentre nella vicina Val di Cembra si può praticare il curling.
In volo sopra l’inverno con il parapendio tandem
Si plana dolcemente sopra i boschi innevati, le piste da sci ed i rifugi di montagna, si ammira l’incantevole scenario delle Dolomiti in una giornata di cielo terso da una prospettiva davvero unica. Il parapendio tandem d’inverno è un’esperienza davvero speciale che garantisce emozioni profonde e fa scorrere l’adrenalina in tutto il corpo. L’istruttore al quale si è agganciati spiegherà passo passo tutte le fasi necessarie dal momento del decollo all’atterraggio, per un percorso davvero unico e nella massima sicurezza. È un’esperienza che tutti possono provare, dagli 8 agli 80 anni, perché non serve una predisposizione o una preparazione fisica particolare, ma piuttosto curiosità nel provare emozioni nuove e spirito d’avventura. E valutando di volta in volta, quest’attività è consentita anche a persone diversamente abili. I più esperti potranno decollare e atterrare con gli sci ai piedi. Sull’Altopiano della Paganella l’esperienza “snow eagle” viene proposta dagli istruttori della Scuola I fly tandem per l’intera stagione invernale (www.iflytandem.it – 339 1669777). Gli esperti muniti dell’apposito brevetto di abilitazione al volo possono decollare dalla Cima della Paganella e atterrare sulle rive del Lago di Molveno.
In Val di Sole ci si può invece rivolgere a Ursus Adventures, per voli al cospetto delle Dolomiti di Brenta.
UrsusAdventures.it
A San Martino di Castrozza si può concludere la giornata sulle piste scendendo a valle in parapendio, anche sci ai piedi, decollando all’ora del tramonto da Punta Ces, oppure Cima Tognola e Cima Rosetta e sorvolando la skiarea (info e prenotazioni: 340 5208359 – primierodolomitifly@gmail.com).
17 gennaio: giornata Mondiale della Pizza!
Pino Daniele cantava: “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa / vedrai che il mondo poi ti sorriderà”.
Lunedì 17 gennaio si festeggia il tredicesimo “World Pizza Day”, fissato nel giorno di Sant’Antonio Abate, perché protettore di mugnai, fornai e pizzaioli, in coincidenza, quest’anno 2022, con la festa “Blue Monday”, cioè il giorno più triste dell’anno, che così – proprio grazie alla pizza – perde gran parte della sua valenza…
La pizza è uno dei prodotti gastronomici italiani (e napoletani in particolare) più apprezzati e diffusi al mondo e i più noti pizzaioli, celebrano questa ricorrenza sbizzarrendosi realizzando tradizionali ricette, tra topping di stagione e abbinamenti inaspettati.
Per mangiare una pizza si usano 39 muscoli (quindi è meglio che andare in palestra…) e altrettanti per farla, “ammaccandola” perché in dialetto napoletano ammaccare vuol dire stendere, chiaro riferimento alla nobile arte di “stendere”, con pochi e sapienti gesti, la pagnottella di pasta di pizza. La pizza deve avere il bordo alto, l’impasto morbido e quando si piega, non si deve spezzare.
Naturalmente è anche qualcosa di più di un impasto di acqua e farina condito con olio e pomodoro e cotto al forno a legna, ma se risulta bassa e croccante, alta e spugnosa, se è cotta in teglia o arrotolata, eccetera e talora condita con ananas o gorgonzola, o fichi e pecorino, o con scarola cruda e bufala, o pesto e ricotta, anche con baccalà e datterini, o come quella all’”inglese, con bacon, uova, funghi e fagioli, o come quella creata in Finlandia (ironicamente – chissà perché in omaggio a Berlusconi – farcita con carne di renna affumicata e cipolla, o ancora, la Candy Cane (sfornata a Chicago) sulla quale sono sciolti i tipici bastoncini di zucchero americani in occasione del Natale, o quella indiana, che vuole l’impasto tenuto in salamoia e poi farcito con zenzero, carne di montone, paneer e ricotta del subcontintente asiatico e come non citare la “paludosa Florida” con salsicce di alligatore, filetti di pitone e gambe di rana… e in Missouri esiste anche la variante con le cavallette… tutte “vere aberrazioni”.
Torniamo a noi: per i puristi esistono solo due vere pizze: la Margherita e la Marinara e in occasione del “Deliveroo Pizza Contest”(“Deliveroo” porta i piatti di ristoranti e pizzerie della città direttamente nelle case delle persone) è stato chiesto, attraverso un sondaggio sul suo canale Instagram, ai clienti più fedeli, di esprimere la preferenza sul tipo e sul gusto della pizza preferita, sia con farciture classiche che più creative… A vincere è stata la pizza “napoletana” con cornicione, che ha chiaramente prevalso nella finale raccogliendo l’80% delle preferenze contro il 20% andato dalla pizza romana “scrocchiarella”, buona seconda. Più staccate invece lo “sfincione” siciliano (sugo di pomodoro e abbondante caciocavallo su un impasto molto soffice e molto gustoso) e la pizza “al padellino” (specialità di Torino con la doppia lievitazione dell’impasto e la cottura al forno all’interno di una piccola padella o tegame, reso antiaderente mediante un velo d’olio d’oliva) che nelle semifinali della competizione hanno registrato rispettivamente il 28% e il 13% dei consensi. Dunque, per i gusti, prima, pizza Margherita classica che si conferma (come sempre) la regina delle pizze, seguono sul podio la Diavola e la Capricciosa, poi a ruota nella classifica, le altre: Marinara, Bufala, Napoli, Wurstel, Quattro formaggi, Salsiccia e Ortolana.
La pizza è stata pure candidata dall’Italia come “Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco”, scelta perché “rappresenta l’Italia in tutto il mondo”. La candidatura dell’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano è già stata riconosciuta nel 2017 dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità e ha anche l’obiettivo di evitare “contraffazioni” come la “pizza american-style”.
La pizza – è ormai noto – è alimento che può dirsi completo grazie ai carboidrati complessi della sua base (alla presenza di triptofano nell’impasto della pizza) alle proteine dalla mozzarella, ai lipidi dell’olio extra vergine e alle vitamine del gruppo B che la compongono. Poi, se consumata con moderazione, può contribuire a migliorare il nostro umore, non solo per la sua bontà o perché è generalmente associata a momenti di convivialità in famiglia e con gli amici, ma anche perchè oltre a regalare energia, incrementa i livelli di serotonina e influenza la produzione dei neurotrasmettitori legati al benessere, regalandoci una sensazione di serenità diffusa. Nelle abitudini di molti italiani la pizza sostituisce un pasto (una volta la settimana) ma come sempre, è bene non esagerare (specie per chi è in regime ipocalorico per sovrappeso) anche se, in assenza di patologie o intolleranze, la pizza è davvero adatta a tutti!
Nota di colore: Luciana Littizzetto in un suo monologo in “Col cavolo”: – Una volta se dicevi: “Andiamo a mangiarci una pizza?” intendevi esprimere questo concetto: andiamo a mangiare una cosa semplice, veloce e poco costosa. Adesso è l’esatto contrario. Ti sbatti per ore, paghi una mazzata e devi romperti la testa per scegliere come minimo in un elenco di 50 pizze –
La Romagna punta sulla Campagna Promozionale Germania 2022
E’ in tv da questa settimana la Campagna promozionale sui mercati di lingua tedesca di Apt Servizi Emilia Romagna e Visit Romagna: previsti 1.050 passaggi tv in prime time che garantiranno 115 milioni di contatti e 1.500 passaggi sulla Web TV di “Wetter.com – L’Assessore Regionale al Turismo Andrea Corsini: “Dobbiamo mantenere alta l’attenzione dei tedeschi nei confronti della Romagna, una meta facile da raggiungere per chi viaggia dalla Germania in auto, aereo o in treno” – Il Presidente di Visit Romagna Jamil Sadegholvaad: “Fondamentale partire presto con la promozione, la Romagna simbolo della Dolce Vita per i Tedeschi”.
Il 2022 per l’Emilia Romagna si apre all’insegna della promozione turistica sui mercati di lingua tedesca: è partita questa settimana la campagna TV, in co-branding con Wetter.com (il più popolare sito meteo tedesco), che prevede uno spot con 1.050 passaggi televisivi su canali tv nazionali (PRO 7, SAT 1, KABEL EINS) e su canali specializzati (SIXX, Sat 1 GOLD, PRO 7 MAXX, Kabel 1 Doku), con una programmazione concentrata, nei mesi di gennaio, marzo e giugno 2022, sulle fasce orarie più strategiche, dalle 20 alle 23, che garantirà 115 milioni di potenziali contatti in Germania. Protagonista dello spot, in onda da lunedì 10 gennaio, una vera famiglia tedesca – padre, madre e tre figli – proveniente da Monaco di Baviera. Lo spot di 20 secondi, girato in Romagna, si conclude con il claim: “Nichts liegt näher” (Niente di più vicino!) e verrà diffuso sulle piattaforme online di Apt Emilia Romagna con una campagna sui canali You Tube e Facebook: GUARDA QUI
«La tendenza tra i Tedeschi evidenziata dalle ricerche (dati UNWO-World Tourism Organisation) è quella di andare in vacanza in mete più vicine e sicure -sottolinea l’Assessore Regionale al Turismo Andrea Corsini- spendendo di più e soggiornando più a lungo rispetto al periodo “pre-pandemico”. In questo senso la Romagna è agevolata rispetto alle destinazioni a lungo raggio e i dati positivi della stagione 2021 l’hanno dimostrato. Il Covid non ha eliminato la voglia di viaggiare, anzi. Sappiamo da studi di settore che il 49% degli intervistati ha dichiarato di avere risparmiato dall’inizio della pandemia e che non avranno problemi ad utilizzare i risparmi per andare in vacanza nel corso del 2022 (dati novembre 2021 Booking.com). Sarà importante, da parte degli operatori turistici, riuscire a garantire una certa “flessibilità” nei confronti dei clienti, come già avvenuto nelle due passate stagioni estive, visto che la possibilità di modificare le date di viaggio è, attualmente, tra le priorità dei viaggiatori».
«Lo spot Tv -evidenzia il Presidente di Visit Romagna, Jamil Sadegholvaad- rilancia la Romagna come terra della Dolce Vita, un leit motiv fondamentale per la comunicazione sui mercati di lingua tedesca. Dal punto di vista dell’offerta turistica, è importante ora che anche gli operatori producano proposte coordinate per aumentare le chance per la prossima stagione, valorizzando al massimo anche il collegamento ferroviario da Monaco di Baviera, con fermate a Bologna, Cesena e Rimini, frutto del rinnovato accordo tra Deutsche Bahn, Apt Servizi Emilia-Romagna e Visit Romagna».
Felsineo S.p.a. e FelsineoVeg S.r.l. diventano Società Benefit
La transizione delle due aziende sancisce l’impegno del Gruppo alimentare in ambito Corporate Social Responsability che si concretizza nello sviluppo di azioni in grado di generare un impatto positivo su filiere, comunità e ambiente.
Zola Predosa (BO), 10 gennaio 2022 – Felsineo S.p.a. e FelsineoVeg S.r.l. hanno completato il percorso di costituzione come Società Benefit, in linea con quanto previsto dalla legge n. 208 del 28 dicembre 2015 (art. 1 commi 376 e ss.).
L’acquisizione del nuovo status, ufficiale dal 17 dicembre 2021, è frutto della scelta compiuta ormai da tempo da parte del Gruppo di definire la fattibilità delle proprie attività anche attraverso un’attenta valutazione degli impatti che queste determinano in termini di sostenibilità sociale e ambientale.
L’impegno di Felsineo S.p.a e FelsineoVeg S.r.l. in qualità di Società Benefit viene declinato a molteplici livelli: verso i dipendenti e collaboratori, all’interno della filiera, presso le comunità e nei confronti dell’ambiente.
Per quanto riguarda le risorse interne, le aziende del Gruppo puntano a tutelare e valorizzare dipendenti e collaboratori, garantendo elevati livelli di benessere, salute e sicurezza, offrendo inoltre opportunità di crescita professionale e personale.
Nell’ambito di filiera, in collaborazione con i fornitori, il ruolo di società benefit si traduce in uno sforzo continuo per garantire sostenibilità, trasparenza e sicurezza dei processi, assicurando tracciabilità e provenienza delle materie prime.
L’attenzione verso le comunità si concretizza in attività di sensibilizzazione sugli elementi distintivi dei prodotti e sulla promozione di stili di vita basati su un’alimentazione sana e nutriente. Particolarmente intenso è l’impegno verso le nuove generazioni, attraverso iniziative di coinvolgimento sui temi dello sviluppo sostenibile, dell’educazione al consumo e dello spreco alimentare.
Infine, la tutela dell’ambiente è il valore guida che dà corpo a tutte le azioni intraprese lungo la catena del valore. La riduzione dei consumi e delle emissioni, lo sviluppo di processi ispirati ai principi dell’economia circolare e la scelta di packaging sostenibili sono le aree sulle quali si concentra maggiormente l’attenzione delle aziende di Gruppo Felsineo.
“La trasformazione in Società Benefit è per noi un passaggio importante nella nostra storia. Intensificheremo il nostro impegno nel coltivare relazioni fondate sulla fiducia, la trasparenza e il rispetto, con persone e territorio. Crediamo fortemente nel ruolo sociale delle aziende e desideriamo davvero che le nostre attività di ogni giorno abbiano un impatto positivo per tutti e siano pienamente sostenibili per l’ambiente”, ha commentato Emanuela Raimondi, Amministratore Delegato di Gruppo Felsineo.
Gruppo Felsineo, dal 1963, è sinonimo di mortadella di alta qualità. Da sempre attenta a coniugare tradizione e innovazione, l’azienda seleziona le migliori materie prime che, grazie a un’esperienza maturata in quattro generazioni, vengono lavorate per realizzare prodotti genuini, naturali e gustosi.
Nel 2017 è stata inaugurata FelsineoVeg, l’azienda del Gruppo che risponde alle nuove tendenze di consumo con Good&Green, la linea di affettati vegetali e biologici che consente di disporre di un’alternativa alla carne o semplicemente di bilanciare la dieta in modo vario ed equilibrato con il giusto apporto di proteine 100% vegetali.
Gruppo Felsineo è fortemente impegnato sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Le iniziative sviluppate dall’azienda, che vedono il coinvolgimento di dipendenti, filiera e stakeholder, sono raccolte nel Bilancio di Sostenibilità redatto annualmente.
In coerenza con l’attenzione e il rispetto a comunità e ambiente, dal 17 dicembre 2021, Felsineo S.p.A. e FelsineoVeg S.r.l. sono diventate Società Benefit.
BALEARI: 4 isole per una vacanza diversa
Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera offrono molteplici attività durante tutte le stagioni dell'anno
Anche nei mesi dell’autunno e dell’inverno: ora gli amministratori delle famose isole ispaniche puntano su destagionalizzazione attraverso cultura, sport, ecoturismo e turismo sportivo, gastronomia, lusso, il cosiddetto settore MICE (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions), salute e benessere. Accompagnato da un clima mite e caldo tutto l’anno, l’arcipelago si presenta come il luogo ideale per gli amanti delle attività all’aperto, sia per terra che per mare, sia in estate che in inverno, con i suoi paesaggi naturali mozzafiato, che sono lo scenario ideale per questo genere di attività. Senza dimenticare la cultura, di cui le quattro isole sono ricchissime, sotto forma di monumenti, cortili signorili, elementi architettonici e religiosi, di tutte le civiltà che hanno lasciato il loro segno e il loro ricco patrimonio nel corso degli anni.
Vi presentiamo 4 luoghi iconici da visitare in autunno e in inverno alle Baleari, uno per ciascuna isola:
Maiorca
Mèta turistica dal vasto patrimonio artistico e culturale, non a caso ospita il più antico santuario mariano delle Isole Baleari (XIII sec. d.C.): il Monastero di Lluc, visitabile tutto l’anno (anche d’inverno). La sua fondazione risale al XIII secolo, quando, secondo la leggenda, fu trovata per caso nella zona un’immagine della Vergine tra le rocce, che sarebbe stata chiamata la Vergine di Lluc o Mare de Déu de Lluc. Il santuario può essere raggiunto a piedi o con il trasporto pubblico o privato. Il punto d’arrivo è la Plaça dels Pelegrins (piazza dei pellegrini), da dove si può vedere il municipio di Escorca (a sinistra), i cosiddetti “porxets” (a destra; uno spazio originariamente destinato ad accogliere i numerosi pellegrini che arrivavano a cavallo e che oggi sono celle familiari) e la facciata del santuario (sullo sfondo). Il complesso è composto da diversi edifici: tra queste la chiesa, risalente al XVII secolo, spicca, con alterazioni nel XX secolo, realizzate secondo le indicazioni dell’architetto catalano Antoni Gaudí. Ospita, tra molte altre opere d’arte, un “camerín” con la Mare de Déu de Lluc, la “Moreneta”, patrona di Maiorca; la foresteria (con 81 celle o camere e 39 appartamenti con cucina); “els porxets”; un museo (con una collezione varia); l’archivio storico (una delle collezioni documentarie più importanti di Maiorca, che comprende i libri del Priorato e spartiti musicali di diverse epoche, tra gli altri); il giardino botanico (che riunisce numerose piante dell’isola, alcune endemiche, altre medicinali); un piccolo cimitero; e i misteri del Rosario (cinque monumenti di pietra degli architetti Joan Rubió e Guillem Reynés e dello scultore Josep Llimona).
Ibiza
Per conoscere la Ibiza più islamica e medievale, una visita al Centro di Interpretazione Madina Yabisa è d’obbligo. Si tratta di un vero e proprio museo, progettato con tecnologia audiovisiva per conoscere l’evoluzione storica e urbana della città d’Ibiza in epoca medievale. Utilizzando la tecnologia contemporanea, il Centro si serve di audiovisivi per mostrare la storia della città, soprattutto in riferimento al periodo della dominazione musulmana. Si trova nell’edificio della Casa de la Curia, che era la sede dei tribunali di giustizia e uno dei centri di potere di Ibiza durante il XVI secolo, ed è aperto ai visitatori anche d’inverno. Madina Yabisa è il nome che la capitale dell’isola d’Ibiza ricevette durante la dominazione musulmana, un toponimo che deriva dall’antico nome fenicio dell’isola e che derivò nel periodo romano in Ebusus.
Formentera
Anche l’isola di Formentera ha una storia antica, tanto da ospitare niente meno che una costruzione megalitica di uso funerario, Ca Na Costa: anche se, fino alla scoperta e allo scavo di questo dolmen tra il 1974 e il 1977, non c’era traccia di alcun insediamento preistorico a Formentera. Ca Na Costa è la tomba megalitica più spettacolare delle Isole Baleari, situata tra lo stagno conosciuto come Estany Pudent (precedentemente conosciuto anche come Estany des Flamencs) e il villaggio di Es Pujols, nella parrocchia di Sant Ferran de ses Roques. Si tratta di una tomba che poggia direttamente sulla roccia e ha una pianta quasi circolare, dove si possono distinguere due parti principali: quella che è la camera sepolcrale vera e propria, situata al centro con il corridoio d’ingresso che conduce ad essa, e tre anelli che circondano la camera. La costruzione risale all’età del bronzo e fu probabilmente utilizzata tra il 2000 e il 1600 a.C. Otto persone vi sono state sepolte: sei uomini (tra i 35 e i 55 anni) e due donne (tra i 20 e i 35 anni). Con i corpi sono stati trovati vari materiali, come bottoni, perline e frammenti di ceramica. La sua scoperta nel 1974 fu un importante contributo alla storia delle Pitiusas, poiché fino ad allora si riteneva che la più antica presenza umana risalisse al periodo punico. Inoltre, Ca Na Costa si trova in un luogo di straordinaria bellezza, che fa parte del Parco Naturale Ses Salines di Ibiza e Formentera.
Minorca
Grazie al suo clima mite, l’isola di Minorca consente lo svolgimento di numerose attività all’aperto anche nei mesi invernali. Ad esempio, è possibile esplorare il fascino della Minorca più verde e rurale attraverso i suoi percorsi cicloturistici, molti dei quali realizzati dalle vecchie strade di campagna dell’interno, che diventano la pista perfetta per godersi la mountain bike. Un mosaico unico di foreste e aree ecologicamente protette, insediamenti megalitici (candidati a essere riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO), estesi muri a secco, llocs (case rurali tradizionali dell’isola) e mulini di farina: mille e uno angoli per godere della natura di quest’isola, dichiarata Riserva della Biosfera.
Leggi qui i consigli di GAMERO ROSSE su alcune ricette tipiche delle isole Baleari
Guarda qui un video da noi selezionato che presenta le migliori ricette delle isole Baleari
https://www.youtube.com/watch?v=v7Ui2E_C-yE
10 cibi tipici delle isole Baleari :
- Caldereta del langosta ovvero: Zuppa di Aragosta in terracotta, il piatto più famoso dell’isola di Minorca
- Borrida de Raiada ovvero: Razza in salsa di mandorle, specialità di Ibiza e Formetera.
- Bullit de peix ovvero: Bollito di pesce (pescato del giorno, servito in tutte le quattro isole)
- Guisat de Peix ovvero: Stufato di pesce come Cernia, ricciole, rana pescatrice con patate (tipico di Ibiza)
- Arroz de la tierra ovvero: Riso della terra (piatto principale nella tradizione di Minorca)
- Tumbet de pescado ovvero: Sformato di verdure con merluzzo (o versioen vegetariana). tipico di Maiorca
- Panades ovvero: Tortini ripieni di carne di agnello e piselli (tipici di Maiorca), a volte ripiene di pesce
- Frit Mallorquì ovvero: Fritto tipico isolano con carne di agnello e frattaglie e verdure (Isoal di Majorca)
- Flaò ovvero: Torta con formaggio di capra e menta (torta pasquale di Ibiza e Formentera)
- Ensaimada ovvero la regian dei dolci delle Baleari: Spirale di pasta dolce con strutto e zucchero a velo farcita con confettura di zucca , esiste anche uanversioen salata che si consuma per carnevale (tipica di tutte le Baleari)
- – Curiosità: Secondo al leggenda, pare che la mayonese sia nata proprio a Minorca, in occasione della dominizione francese. Se ti sei incuriosito e vuoi conoscere la vera storia della Maionese, puoi cliccare qui
Per scoprire le modalità d’ingresso nelle isole Baleari consultare il sito safetourism.illesbalears.travel/en
Cattolica (RN): inaugura un locale con la botanica protagonista
Insalate, pokè e aperitivi all'insegna dei temi "green"
Cattolica (RN) Sabato 18 dicembre, alle 17, é andata in scena l’inaugurazione di un nuovo locale nella zona del Vgs, in via Carpignola, 48B. Si chiama “Botanica Cafe” ed è un progetto nato da un’idea del presidente dei Chioschisti di spiaggia di Cattolica nonché titolare del ristorante “Il Coloniale” Enrico Giovanetti e, soprattutto, da sua nuora Valentina Ercoles che, al Coloniale, si è “fatta le ossa”.
«Un locale in cui si farà bar e piccola ristorazione, aperto tutti i giorni e, naturalmente, anche durante la pausa pranzo, dove verranno serviti panini, piadine, insalate, poké e tante altre cose prelibate oltre agli aperitivi alla sera – spiega Giovanetti -. Il locale è grande circa 110 metri quadrati con uno spazio ampio all’esterno. Abbiamo deciso di chiamarlo così, a dir la verità è stata mia nuora a volerlo battezzare in questo modo, perché a lei piace molto il tema “green”, infatti all’interno ci saranno molte piante”.
La gestione sarà affidata totalmente a Valentina, che potrà contare su uno staff giovane ma preparato. Valentina ha soltanto 27 anni, ma ha già fatto esperienza nella ristorazione. “In questo progetto io le ho dato solo una mano – sottolinea Giovanetti -. Abbiamo creduto fin da subito, così come la passata amministrazione comunale, nella riqualificazione e rilancio di questa area per troppo tempo abbandonata a se stessa. Abbiamo visto che molti uffici sono occupati, che nascerà un nuovo supermercato e un nuovo palazzetto e quindi la gente ritornerà a frequentare anche questa zona di Cattolica. Abbiamo deciso anche noi di scommettere sull’ex Vgs e siamo sicuri di non esserci sbagliati».
Viaggio tra i sapori della cucina romana
Tutti conoscono Roma ma per la sua infinita bellezza, storia e arte, ma la città eterna oltre ad essere un museo a cielo aperto è anche il tempio del buon cibo.
Amatriciana, carbonara, saltimbocca e cacio e pepe sono piatti che subito fanno pensare alla tradizione culinaria romana, una cucina essenzialmente povera e non ricercata ma basata su ingredienti saporiti e particolari. Oggi la cucina romanesca è il risultato di millenni di storia con piatti dove il gusto e la genuinità vengono messi sempre al primo posto. Trascorrere una vacanza nella Capitale è il modo migliore per scoprire anche la cultura culinaria: se si vuole trascorrere un soggiorno che permetta di scoprire sia la storia dei monumenti più belli che quella della cucina romanesca, l’ideale è alloggiare all’Eitch Borromini, un’antica dimora storica situata a pochi passi dai principali monumenti e ristoranti tipici, che offre la rara possibilità di poter dormire all’interno di una delle location più ricche di storia a Roma e nel mondo.
Roma è la città dei grandi imperatori, dei grandi pontefici, è una città con millenni di storia alle spalle, è famosa in tutto il mondo per le sue conquiste, per le sue opere artistiche e architettoniche, ma la grandezza della città eterna la si deve anche alla sua storia culinaria che ha origini molto antiche e particolari. Esplorare le infinite bellezze protagoniste di ogni scorcio e fare un viaggio tra i sapori, i gusti e gli aromi dei piatti tipici romani è il modo migliore per vivere la vera essenza della Capitale. La cucina romana affonda le sue radici durante il periodo di transizione tra l’Impero e la Repubblica, quando i romani dividevano la giornata in 3 pasti: la colazione veniva consumata tra le 8 e le 9 di mattina ed era a base di focacce, pane condito con sale e vino, latte e miele accompagnati da frutta secca, formaggio e spesso avanzi del giorno prima. Il secondo pasto, il pranzo, si svolgeva poco prima di mezzogiorno ed era abbastanza veloce: i signori romani mangiavano una ciotola di legumi, olive, fichi, formaggi oppure spiedini di carne o pesce alla griglia. Il pasto più importante era la cena, solitamente si svolgeva intorno alle 16:00 e poteva durare anche 6 ore, il pasto era composto dall’antipasto e altre 6 portate, c’era un elevato consumo di insaccati e carne di volatili oltre alla carne di cinghiale, cervi e caprioli. Sulle tavole imbandite degli antichi romani non mancava mai il vino, spesso mescolato al miele, e il pane, inizialmente a base di farro e poi dal IV secolo in poi a base di grano. La cucina romana può essere considerata come una cucina di necessità, basata su ingredienti rurali e contadini, gli antichi romani utilizzavano anche le parti meno pregiate dell’animale che venivano trasformate in quei piatti che oggi sono famosi in tutto il mondo.
Nella top five delle ricette tipiche, rientrano a pieno titolo anche la “amatriciana”, piatto nato ad Amatrice, cittadina laziale in provincia di Rieti che venne servita per la prima volta alla corte del papa durante un banchetto al Quirinale organizzato in onore di Francesco I Imperatore d’Austria nel 1816, la “gricia”, nata nel Grisciano, il “carciofo alla giudia” originario del ghetto ebraico di Roma dove ancora oggi si possono trovare ristoranti che hanno conservato le loro caratteristiche e gli ingredienti originali e la “trippa”, piatto povero e sbrigativo ma dal sapore intenso. Il centro storico di Roma è un palcoscenico di trattorie e ristoranti tipici dove poter assaggiare e degustare queste delizie.
La stessa vista accomuna anche il Ristorante Terrazza Borromini, spazio unico ricavato al quarto piano nelle sale impreziosite dagli affreschi del Bernini, dove si trova la Galleria d’arte Borromini, che si affacciano su Piazza Navona, con tavoli anche all’aperto quasi sospesi sulla piazza. Il Ristorante propone una moderna e curata cucina romana, cocktail bar ed è aperta ad eventi privati.
Al via "Chianina in tavola"
Al via “Chianina in tavola in tour”: quattro cene con la Chianina e il Vitellone Bianco dell’Appennino IGP
Da questo dicembre a marzo 2022 si terranno quattro serate in quattro ristoranti tra le province di Siena e Arezzo per valorizzare la carne di razza Chianina, il suo legame con il territorio di origine e far conoscere al consumatore il corretto utilizzo in cucina.
Con questi obiettivi il Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e l’associazione ‘Amici della Chianina’ hanno organizzato ‘Chianina in tavola in tour’ – edizione speciale del progetto ‘La Valle del Gigante Bianco’ nato nel 2005 – che proporrà un’iniziativa itinerante con quattro cene-incontro in programma da dicembre 2021 a marzo 2022 e aperte a operatori di settore, allevatori, gastronauti e a tutti coloro che amano la carne Chianina a marchio Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. Gli appuntamenti si svolgeranno in quattro ristoranti toscani della Valdichiana, tra le province di Siena e Arezzo, con l’obiettivo di valorizzare la zona di origine della razza Chianina e vedranno protagonisti quattro chef dell’Unione Regionale Cuochi Toscani – Katia Maccari, Emiliano Rossi, Walter Redaelli e Lorenzo Pisini – che, in ogni serata, lavoreranno fianco a fianco per preparare portate a base di Chianina.
Il primo appuntamento è fissato per venerdì 10 dicembre presso il ristorante ‘I Salotti del Patriarca’ a Chiusi, in provincia di Siena, mentre venerdì 14 gennaio ‘Chianina in tavola in tour’ farà tappa all’Osteria ‘Il Teatro” di Cortona, in provincia di Arezzo. Venerdì 4 febbraio la manifestazione si sposterà a Bettolle, nel comune di Sinalunga, in provincia di Siena, ospite del ‘Ristorante Walter Redaelli’, mentre la chiusura è fissata per venerdì 4 marzo al ristorante ‘Logge Vasari’ di Arezzo. Ogni appuntamento vedrà la partecipazione di Andrea Petrini, direttore del Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e l’abbinamento con vini d’eccellenza di produzione locale. Tutte le cene-incontro inizieranno alle ore 20. Per informazioni, è possibile chiamare il numero 333-7892392 oppure scrivere a info@chianinavalley.eu.
Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale ha ottenuto la certificazione IGP nel 1998, primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dall’Unione Europea per l’Italia, indirizzato a qualificare la carne prodotta dalle razze bovine tipiche dei territori dell’Appennino centrale: Chianina, Marchigiana e Romagnola. I bovini devono essere nati e allevati nell’area tipica e in aziende assoggettate ai controlli per la verifica del rispetto del disciplinare di produzione. La carne certificata con il marchio “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” può essere venduta esclusivamente nei punti vendita autorizzati e controllati. Per informazioni, è possibile consultare il sito www.vitellonebianco.it.
L’Associazione “Amici della Chianina” ha sede a Bettolle, nel comune di Sinalunga, in provincia di Siena, ed è nata nel 2005 con l’obiettivo di valorizzare la razza Chianina, il suo legame con la zona d’origine e l’utilizzo gastronomico.
“Chianina in tavola in tour” è organizzata con il patrocinio del Comune di Sinalunga, in collaborazione con l’Unione Regionale Cuochi Toscani, l’Associazione Cuochi Senesi, l’Associazione Cuochi Arezzo, la delegazione Valdichiana di FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori e la delegazione di Arezzo di AIS, Associazione Italiana Sommelier Toscana.
Un Piatto Del Buon Ricordo Per “Parigi 2021”
3, 4 e 5 dicembre “Parigi 2021”: un piatto del Buon Ricordo a tiratura limitata per un menù dedicato alla capitale francese. Il piatto in ceramica dipinto a mano che sarebbe stato dato in omaggio in piazza St Sulpice a Parigi a chi degustava le prelibatezze proposte nel Ristorante del Buon Ricordo allestito all’interno del “Mercato italiano” (in programma dal 25 novembre al 5 dicembre, sospeso dagli organizzatori per precauzione Covid), sarà regalato a chi parteciperà ai pranzi o alle cene del ciclo “Parigi 2021”, che si terranno nel week end del 3, 4 e 5 dicembre nei 17 ristoranti dell’associazione che avrebbero dovuto partecipare all’evento parigino.
Un piatto unico, realizzato in soli 1200 esemplari, che i commensali si porteranno a casa come eccezionale “Buon Ricordo” di un’esperienza culinaria sicuramente indimenticabile.
Ciascuno dei 17 ristoranti infatti, preparerà un proprio, personalissimo Menu dedicato a Parigi che potrà essere servito in un unico convivio oppure anche proposto per tutto il week end. Ogni ristorante comunicherà la modalità scelta e le informazioni saranno pubblicate sul sito www.buoricordo.come sui social. Le proposte gastronomiche saranno accompagnate dai prodotti dei Partner del Buon Ricordo che avrebbero partecipato all’evento parigino (Accademia Maestri del Lievito Madre e del Panettone italiano, Illy, Acqua Filette, Superalcolici Caffo, Coppini Arte Olearia, Consorzio Franciacorta, Parmigiano Reggiano).
La prenotazione va fatta direttamente presso il ristorante prescelto.
Questi i ristoranti: A Tavola – Parigi, Al Cavallino Bianco – Polesine Zibello, Antica Osteria del Cerreto – Abbadia Cerreto, L’Antico Borgo – Morano Calabro, La Manuelina – Recco, Le Cherche Midi – Parigi, Locanda Belvedere – Rocchetta a Volturno, Mori Venice Bar – Parigi, Osteria La Lanterna – Cressogno, Ristorante Boccadoro – Noventa Padovana, Ristorante David Palace – Porto San Giorgio, Ristorante Hotel Moderno – Erice, Ristorante La Fornace – San Vittore Olona, Ristorante Lo Stuzzichino – S. Agata sui due Golfi, Ristorante Pascalò – Vietri sul Mare, Ristorante Salice Blu – Bellagio, Trattoria Altavilla – Bianzone.
Informazioni: Unione Ristoranti del Buon Ricordo
Tel. 0521 706514
www.buonricordo.com
info@buonricordo.com
57 anni d’età, un centinaio di insegne, di cui una decina all’estero: dal 1964 l’Unione Ristoranti del Buon Ricordo salvaguarda e valorizza le tante tradizioni e culture gastronomiche del nostro Paese, accomunando sotto l’egida della cucina del territorio (a quei tempi scarsamente considerata) ristoranti e trattorie di campagna e di città, dal Nord al Sud. L’URBR è stata la prima associazione fra ristoratori nata in Italia ed è ancora oggi la più diffusa e conosciuta. A caratterizzare ciascun ristorante, e a creare fra loro un trait d’union, è oggi come un tempo il piatto-simbolo dipinto a mano dagli artigiani della Ceramica Artistica Solimene di Vietri sul Mare su cui è effigiata la specialità del locale, che viene donato agli ospiti in memoria di una piacevole esperienza gastronomica da ricordare. Nel loro insieme, ristoranti e trattorie associati rappresentano, con la varietà straordinaria delle loro cucine, il ricchissimo mosaico della gastronomia italiana.
Arriva Il Natale Magico In Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna si prepara a un Natale speciale e da martedì 30 novembre fino al weekend dell’8 e 9 gennaio 2022 addobba a festa dai borghi medievali alle località balneari, da Piacenza a Rimini –Nel Piacentino la Casa di Babbo Natale e il suo il luna park nel borgo medievale di Grazzano Visconti, la passeggiata fotografica per il borgo di Castell’Arquato e le visite guidate incantate nel Castello di Gropparello – I mercatini di Natale a Bologna, il Christmas Village a Ferrara e i mercatini sulle barche rovesciate in acqua a Comacchio (Fe) – E ancora, la fiaccolata dei Babbi Natale a Brisighella (Ra), la pista del Ghiaccio a Faenza (Ra), con installazioni dantesche nei giardini del centro, il “MiMaWonderland”, il Paese delle Meraviglie a Milano Marittima (Ra) e le luminarie dedicate a Dante per i suoi 700 anni – A Cervia (Ra) la pista del ghiaccio e le luci in omaggio al premio Nobel Grazia Deledda – Poi le installazioni luminose e i video mapping di fiabeschi paesaggi ghiacciati sui palazzi del centro a Forlì e il mercatino natalizio sul porto canale leonardesco di Cesenatico (Fc), con le sue suggestive luminarie – Sant’Agata Feltria (Rn) accoglierà i turisti con il caratteristico Villaggio del Natale, mentre Bellaria-Igea Marina (Rn) con lo SnowGlobe, un gigantesco sommergibile e mini sfere con fondale marino – Riccione celebra il suo centenario tra installazioni artistiche e luminose, la pista di ghiaccio e i mercatini nelle classiche cabine balneari – Rimini quest’anno porta il Natale anche al mare, con la pista di pattinaggio sul ghiaccio e le casette di legno in Piazzale Fellini.
L’Emilia-Romagna si prepara a emozionare e conquistare il cuore dei turisti con un Natale 2021 in grande stile già da fine novembre ed iniziative fin dopo l’Epifania.
Molte località, dai borghi dell’entroterra alle località della costa, puntano su scenografici Villaggi di Natale, con casette di legno in stile di montagna dove acquistare dagli addobbi agli oggetti in legno, dalle spezie ai dolciumi tipici. E poi tornano le piste di pattinaggio sul ghiaccio aperte fino a sera, e ancora magiche installazioni e luminarie in onore di Dante e del premio Nobel Grazia Deledda, visite guidate nei castelli incantati, e tanti eventi e spettacoli che coloreranno le piazze durante tutte le festività. Un’occasione per visitare borghi medievali, città d’arte e località marinare con le loro speciali vesti natalizie e portare a casa prodotti tipici e qualche regalo da mettere sotto l’albero
Il Dolce Natale Di Forno Bonomi
Sei dessert monoporzione realizzati con la buona pasticceria di montagna dai celebri Pastry Chef FIC rallegra il Natale insieme alla Federazione Italiana Cuochi: Forno Bonomi regala 6 esclusive ricette nate dalla partnership con FIC, coniugando tradizione e innovazione, per portare una allegra ventata di nuove dolcezze nell’attesa della festa più bella dell’anno.
Il trend del dessert monoporzione dal design brioso e attraente, espressione di creatività e raffinatezza celebra tutta la magia del Natale per arricchire tavole tradizionali e mise en place festose e deliziare i commensali: la collezione di proposte Natale Forno Bonomi by FIC è tutta da scoprire e realizzare, passo dopo passo, con la guida e i segreti di 3 rinomati maestri pasticceri FIC – Alessandro Laudadio, Roberto Pisciotta e Antonio Dell’Orto – che hanno scelto la più accurata selezione di specialità Forno Bonomi per celebrare il Natale italiano con delizie da veri gourmand. Al centro di ogni creazione il cuore pulsante di emozioni e ricordi legate al vissuto personale di feste gioiose e memorabili, trascorse nell’abbraccio del calore familiare.
Le proposte, complete di ricette, sono state raccolte in una brochure digitale, on line dal primo dicembre sul sito di Forno Bonomi, scaricabile gratuitamente e promossa attraverso post sponsorizzati sui social: un omaggio ai food lover più creativi che, sempre dalla piattaforma web, potranno seguire i video tutorial originali degli autori e cimentarsi nell’arte pasticciera più coinvolgente.
FORNO BONOMI, primo al mondo per la produzione di savoiardi, è il Laboratorio di Montagna situato a Roverè Veronese, sull’altopiano della Lessinia, a 940mt di altitudine. Dal 1850, la piccola attività artigianale di famiglia si è trasformata nella grande azienda di oggi che sforna anche Amaretti, sfogliatine classiche e mignon, dolci della tradizione come la Torta Frolla di Verona, frollini, frolle al burro, basi per pasticceria, Kit Tiramisù e tante altre delizie. L’assortimento completo sarà disponibile da dicembre in una veste grafica completamente rinnovata, che inaugura l’entusiasmante collaborazione con FIC, dedicata all’invenzione più creativa e fantasiosa dei dessert natalizi.
La Partnership con La Federazione Italiana Cuochi
La Federazione Italiana Cuochi, organismo di rappresentanza nazionale dei Cuochi e dei Professionisti dell’attività culinaria che ne sostiene lo sviluppo, la formazione e la promozione anche a livello internazionale, ha conferito a FORNO BONOMI il logo “APPROVATO DA FIC” per la base Millefoglie, i Savoiardi e gli Amaretti, best seller di gamma. Un “sigillo” autorevole di qualità e italianità a testimonianza di una stretta collaborazione con uno degli enti più accreditati nel food, che decreta il valore aggiunto del prodotto a beneficio del consumatore.
www.fornobonomi.com
@fornobonomi
Forno Bonomi, di Roverè Veronese sull’altopiano dei Monti Lessini, è una family company e vanta il primato mondiale nella produzione del savoiardo. Guidato dai figli di Umberto, che riuscì ad espandere la piccola attività di famiglia nata nel 1850 con lo storico panificio di montagna a Velo Veronese, oggi Forno Bonomi lavora h 24 a 940 m di altitudine. L’ azienda, oltre ai savoiardi, sforna ricette di antica sapienza artigianale come la Torta frolla di e tante altre Verona e piccole bontà come sfoglie e amaretti. Forno Bonomi occupa 170 dipendenti, di cui il 90% locali, producendo ogni giorno 900 quintali di prodotto finito, grazie a un ciclo produttivo continuo, alimentato da fonti 100% rinnovabili e totalmente automatizzato. Su un fatturato di 56 milioni di euro, la quota export mondiale è del 59%.
Gustosissima full immersion a Sutrio
In Friuli Venezia Giulia, alle falde del monte Zoncolan, nei pressi del fiume But, a due passi dalla Carinzia (Austria) in piena Carnia, a circa 500 metri (s.l.m.) si trova Sutrio, in provincia di Udine (1200 abitanti, per tradizione agricoltori, allevatori e artigiani) – apprezzata località turistica d’estate e anche per gli sport invernali – uno dei borghi più antichi e autentici d’Italia. Il centro storico, curato e pulito, con archi, corti e loggiati, tradisce l’influenza della “Serenissima”… Lì molti caseggiati presentano incise sulla chiave di volta dei propri ingressi le insegne con i simboli delle categorie di appartenenza dei rispettivi abitanti. La via principale – via Roma – taglia in due il paese e durante i più importanti appuntamenti folcloristici annuali – organizzati dalla Pro Loco Sutrio, supportata da sponsor locali e con la benedizione dall’amministrazione comunale – ospita stand e bancarelle dei protagonisti della filiera agroalimentare e dei produttori degli oggetti di artigianato tipici, per fare rivivere agli abitanti e ai turisti, le antiche tradizioni che così si perpetuano. In centro al paese c’è la chiesa di san Ulderico vescovo, consacrata alla fine del XVIII secolo, completa di opere d’arte di rilievo, all’interno, campanile, torretta e ripida scalinata, subito fuori. Recentemente Sutrio è passata agli onori della cronaca per i suoi artigiani del legno che scolpiscono tronchi d’albero trasformandoli in statue di vari personaggi, veri artisti che sono stati invitati dalla Segreteria di Stato Vaticana a realizzare l’allestimento della Natività, con sculture lignee a grandezza naturale, che andranno a popolare il presepe all’ombra dell’Obelisco vaticano in piazza san Pietro per il Natale 2022… Complimenti dunque agli scultori sutriesi, che qualcosa del genere l’hanno già realizzato, con il “presepe di Teno” (dal soprannome dell’autore) un’opera interamente scolpita a mano nel legno, visibile (gratuitamente) tutto l’anno in centro a Sutrio. Durante l’ultimo evento, domenica scorsa – “Formandi e Farine di Flor” – organizzato dal Caseificio sociale Alto But e dal Consorzio Malghesi della Carnia e del Valcanale, con il supporto della Regione e del Promoturismo del Friuli Venezia Giulia, della Comunità di montagna della Carnia, dell’Associazione Pro Loco Sutrio e dell’amministrazione comunale, per la valorizzazione dei formaggi di malga prodotti nei comprensori locali. Due i momenti significativi della manifestazione: la degustazione degli antichi piatti della tradizione con le pregiate birre di 4 birrerie artigianali e l’asta dei formaggi di malga prodotti nella stagione di monticazione 2021 che altrimenti non si possono trovare nei normali canali commerciali… Tra i piatti, l’Antipast das Stries (il cui nome si rifà alla leggenda sulle streghe locali e quelle nordiche, cantata anche dal Carducci) piatto a base di polente rustiche e “cul muset” (cotechino); il “Pan neri di siale cun la Varhackara”, pesto tipico di Timau, composto da speck, pancetta affumicata e lardo bianco spalmato su una fetta di pane di segale; il “Pan di farine di forment dûr cunt’une fetute di argjel”, pane di grano duro con lardo e, ancora, la “Meste Cuinciade”, gnocco al cucchiaio di latte e miscela di farine, condito con burro fuso (ont in gergo locale) ricotta affumicata e una fetta di salame; gli “Gnocs di Cjistinies”, gnocchi di castagne (Ligosullo); i “Blecs cul Cjavrul”, maltagliati con sugo di capriolo (Ovaro); e i tradizionalissimi “Toc in Braido”, polentina morbida con intingolo di Forni Avoltri e, infine, “Polente, Muset e Caput”, polenta taragna, cotechino e cappucci carnici (Cabia). Il tutto, bagnato dalle spumeggianti birre artigianali locali: Bondai di Sutrio, Casamatta di Enemonzo, Dimom di Arta Terme e Villa Chazil di Lestizza. Dopo i gustosi assaggi, la caratteristica “asta” nella sala del Kaiser Zoncolan: su un lungo e stretto tavolone, le forme – in parte introvabili pezzature speciali – di 25 esperti “malgari” della Carnia, del Canal del Ferro-Val Canale e del pordenonese, hanno conquistato i numerosi presenti (ristoratori, chef , addetti ai lavori e gourmet) che muniti di “paletta” per i rilanci, guidati dal noto chef Fabrizio Nonis (quello della “macelleria gourmet”, della Prova del Cuoco e di Bekér – format di Sky TV – ) anche chef, giornalista ed esperto di vini affiancato da Veronica Defilippis (food giornalista, presentatrice e ideatrice di “Cuciniamo con…”) le hanno acquistate tutte… Lo show cooking con degustazione, ha concluso l’asta di cui si parlerà ancora, almeno fino al prossimo Formandi!
Come arrivare a Sutrio
Udine dista 70 km, Trieste 100, Treviso 170; gli aeroporti più vicini sono: il San Giacomo di Bolzano a circa 40 km, il Valerio Catullo di Verona a 180, il Marco Polo di Venezia a 175, l’Antonio Canova di Treviso a 160, l’Orio al Serio di Bergamo a 280, i milanesi Linate e Malpensa a circa 350 km, quello di Innsbruck-Kranebitten in Austria occidentale (Tirolo) 245; in automobile, dall’autostrada A23 Palmanova-Udine-Tarvisio e dall’Austria, passando per E66, l’uscita più vicina è quella di Carnia/Tolmezzo
Squisita ospitalità all’Osteria da Alvise
Tra le prime del Friuli Venezia Giulia, premiata e segnalata dalla Guida Osterie d’Italia di Slow Food, nasce nel 1994 come punto di ritrovo del paese e in poco tempo, diventa rinomato ristorante, condotto dalla famiglia dello chef Giacomo Della Pietra al completo, con mamma Elena di Ronco, il padre Enzo e il fratello Filippo. Così “…da Alvise” si onora la tradizione carnica: la proposta è a base di materie prime naturali, come i formaggi di malga e di latteria di valle, come il prosciutto Wolf Sauris IGP, il salame e la pancetta, le erbe spontanee, che crescono in zona, tutto cucinato sempre rispettando la stagionalità dei prodotti per garantire portate ogni volta eccellenti, sia per pranzi importanti, sia per cene informali. Un esempio? “Cjarsòns e frico” con polenta, gnocchi con zucchine canestrelli e zafferano, tagliolini al bianco d’uovo e formaggio di Carnia, guancia di manzo brasato con purea di sedano rapa, senza dimenticare le golose ricette di nonna Maria… E per finire, una vasta scelta di dolci: strudel di mele, tiramisù e lo storico gelato, con latte di Malga al profumo di montagna… E nei bicchieri, birre artigianali o ottimo vino, quello delle migliori cantine regionali. A completare il quadro, oggi c’è “Cjase da Alvise “ la nuova meravigliosa struttura adiacente al ristorante, composta da sei camere (singole e suites) e un centro benessere, per offrire agli ospiti grande comfort e massimo relax.
Pro Loco Sutrio
Tel: 0433778921
www.prolocosutrio.com
prolocosutrio@libero.it
https://facebook.com/proloco.sutrio/
Enoteca Regionale Emilia Romagna Protagonista Al Convegno Dell’AIS
In questo 2021 il 54esimo Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier si svolgerà a Bologna dal 19 al 21 novembre. Un’occasione così importante per il settore enologico italiano, e non solo, non poteva non avere un coinvolgimento diretto di Enoteca Regionale Emilia Romagna, che sarà, infatti, impegnata su più fronti, oltre a quello istituzionale (ha dato anche il proprio patrocinio all’evento, assieme a Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna).
A partire dalle due Masterclass by Enologica in programma a Palazzo Re Enzo sabato 20 alle ore 11 e alle ore 13. Due appuntamenti aperti al pubblico (costo biglietto 25 € intero e 20 € ridotto, acquistabili anche online https://www.clappit.com/biglietti-ais-italia/showProductList.html) nel corso dei quali sarà possibile scoprire o riscoprire, conoscere o approfondire la conoscenza di alcuni dei vini simbolo dell’Emilia-Romagna, una regione capace di esprimere un patrimonio enologico formato da 19 DOC, 2 DOCG e 9 IGT/IGP. Le Masterclass saranno condotte da Maurizio Manzoni, Responsabile Mostra Permanente di Enoteca Regionale Emilia Romagna.
Sempre sabato 20, il Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna, Giordano Zinzani, sarà fra i relatori del congresso nazionale “Futurismo Enogastronomico”, in programma all’Oratorio San Filippo Neri alle ore 11. Un confronto sul futuro futuribile della ristorazione e dell’educazione alimentare al quale parteciperanno, oltre a Zinzani: il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Patrizio Bianchi, l’Assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, la foodblogger e conduttrice tv Chiara Maci, Giuseppe Sportelli dell’Associazione Maître Italiana Ristoranti e Alberghi – AMIRA, lo chef Presidente di CheftoChef Massimiliano Poggi. Modera il conduttore televisivo Patrizio Roversi.
Inoltre, Enoteca Regionale si è anche occupata della selezione e della fornitura dei vini per la cena di benvenuto alla quale parteciperanno i delegati AIS di tutte le regioni d’Italia e per l’appuntamento Tramonto di Vino di domenica 17, che concluderà di fatto il Convegno.
«Il compito di Enoteca Regionale è quello di promuovere i vini dell’Emilia-Romagna in tutto il mondo, anche con gli eventi fieristici che ora stanno ripartendo. La nostra è una regione di eccellenze e non potevamo mancare al Congresso Nazionale AIS – sottolinea il Presidente Zinzani – È importante che l’evento si svolga qui a Bologna, città che da diversi anni ospita anche Enologica, il Salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia Romagna, che speriamo possa tornare nel 2022 dopo due anni di stop forzato causa pandemia. La nostra volontà c’è tutta, ecco perché abbiamo voluto “dedicare” le nostre due Masterclass proprio a Enologica, speriamo ci siano anche le condizioni per poterlo fare».
Dieta delle Isole Baleari
Tutti I Sapori Tipici Della Dieta Delle Isole Baleari
L’UNESCO ha dichiarato la Dieta mediterranea Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, su proposta di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, definendola “un insieme di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni, che vanno dal paesaggio alla tavola”. Gustosa e nutrizionalmente bilanciata, questa cucina è tipica anche delle Isole Baleari.
Anche se le Isole Baleari sono note per il mare cristallino e la natura incontaminata, l’arcipelago rappresenta un vero e proprio mondo di possibilità anche durante le stagioni fredde. Non a caso, lo sviluppo dei Segmenti Turistici Strategici (SET) punta alla destagionalizzazione del tradizionale turismo estivo attraverso cultura, sport, ecoturismo e turismo sportivo, gastronomia, lusso, MICE (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions) salute e benessere. Le quattro isole che formano le Baleari (Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera) hanno non solo un vasto patrimonio artistico e storico, ma anche una forte cultura enogastronomica tipicamente Mediterranea, legata alla terra, alle radici e alle caratteristiche di ciascuna delle isole, che ha dato a ciascuna di esse un sigillo d’identità basato sull’autenticità, la qualità e la tradizione, con prodotti di alta qualità come l’olio, l’ensaimada o la sobrassada (tra i tanti che compongono la cucina tradizionale delle Baleari). Infatti, il carattere insulare dell’arcipelago, insieme al clima mite tutto l’anno, produce un’ampia varietà di prodotti autentici e tradizionali. Quest’anno ricorrono 11 anni dalla dichiarazione UNESCO della Dieta Mediterranea come “patrimonio immateriale dell’umanità” e, per celebrare questa ricorrenza, AETIB – l’Agenzia di Strategia Turistica delle Isole Baleari – fa conoscere l’arcipelago come mèta turistica di cui godere anche grazie alla sua deliziosa cucina tipicamente Mediterranea.
CIBI E LE BEVANDE TRADIZIONALI DELLA CUCINA DELL’ARCIPELAGO
Le olive
La Spagna è uno dei maggiori produttori mondiali di olive, anche se non sono facili da coltivare. Un ulivo può impiegare dai sette ai dieci anni per produrre il suo primo raccolto: durante questi anni, il giovane albero deve essere curato e annaffiato. Dall’età di circa 20 anni, l’albero diventa più produttivo e produce frutti allo stato grezzo: questi devono prima essere annaffiati più volte, per ridurre le sostanze amare, e poi diventano commestibili. Un’oliva matura si riconosce dal suo colore nero. Le olive verdi, invece, stanno per maturare. Le olive sono di solito conservate in olio per proteggerle dai parassiti e per farle durare più a lungo. È possibile trovare questo frutto in molti piatti spagnoli, ma ancora più spesso nell’olio. I tour e le degustazioni di oli d’oliva locali includono visite guidate ai frantoi, per conoscere il processo di produzione.
Il vino
Le isole Baleari sono una terra di vigneti, le cui vigne sono state molto apprezzate fin dall’epoca romana. Il modo migliore per conoscerli è visitare le cantine e vedere in prima persona come il vino arriva dalla vigna alla bottiglia. Il vitigno dominante a Maiorca è il Manto Negro, le cui uve spesse producono un vino che può invecchiare molto bene nelle botti. Tra le Isole Baleari, anche Ibiza è utilizzata per la viticoltura: il vino rosso di Ibiza è molto raro da trovare sul mercato. Si tratta di un vino corposo, luminoso e con un lungo finale. Anche i vini bianchi di Ibiza sono altrettanto rari, abbastanza freschi ed equilibrati nel gusto. L’uva principale utilizzata è il Macabeo. La terza regione vinicola più importante delle Baleari è Formentera: su quest’isola, la viticoltura è uno dei settori agricoli principali, anche se la superficie viticola copre solo 60 ettari circa. Il vitigno più famoso di Formentera è una varietà di colore rosso chiamata Monastell. Il vino che ne risulta ha un corpo piacevole, è robusto e ha un bel colore viola. Le Baleari hanno circa 1.350 ettari di vigneti distribuiti tra le quattro isole. Le caratteristiche geografiche di ciascuna isola, insieme a un clima favorevole, danno luogo a diversi tipi di vini dal sapore incomparabile: Vino de la Tierra Mallorca (con cantine ad Alaró, Algaida, Andratx…), Vino de la Tierra Serra de Tramuntana-Cost Nord, Vino de la Tierra Isla de Menorca (con cantine a Ciutadella o Alaoir, tra le altre) Vino de la Tierra Ibiza (con cantine a Sant Antoni de Portmany e Santa Eulària des Riu) e Vino de la Tierra de Formentera (con cantine a Pilar de la Mola e Cap de Barbaria). Le isole Baleari hanno anche due denominazioni di origine, D.O. Binissalem e D.O. Pla i Llevant, legate alla tradizione vinicola.
Il formaggio Mahòn DOP
Un noto e gustoso prodotto delle isole Baleari viene da Minorca. Qui, dal 1985, si produce il Formaggio Mahón Menorca" che prende il nome dalla capitale ed è un formaggio a pasta dura fatto con latte di mucca. Il latte è addensato a bassa temperatura e poi battuto in una pressa per formaggi. Dopo che il formaggio è pressato, per dargli la sua tipica forma quadrata con angoli e bordi arrotondati, viene messo in una salamoia a maturare secondo i metodi di produzione tradizionali dell’isola. Dopo la maturazione, il prodotto finale ha una crosta soda, giallo-marrone e può essere acquistato in diversi gradi di maturazione. Le mucche per la produzione di latte vivono e pascolano sull’isola grazie alle temperature miti. Le temperature di Minorca sono diverse da quelle delle isole vicine: con 600 mm di pioggia all’anno, le precipitazioni sono abbondanti dall’autunno alla primavera. Inoltre, le temperature difficilmente superano i 30 gradi in estate, mentre, in inverno, oscillano tra i 5 e i 10 gradi. Anche la rugiada del mattino aiuta le piante da foraggio e, di conseguenza, anche le mucche.
Hierbas Ibicencas
Questa bevanda è tipica delle isole Baleari come il caffè fa parte della tradizione italiana. Hierbas è un tipo di liquore che si beve dopo quasi ogni pasto, soprattutto a Ibiza e Formentera. Si produce in diversi modi e ha diversi sapori: a volte è più dolce, a volte meno, e i colori possono variare molto. La ricetta del liquore viene solitamente tramandata di generazione in generazione, e spesso anche come segreto di famiglia. Per farlo da soli, serve ½ litro di liquore di anice dolce e la stessa quantità di liquore di anice secco. A seconda della dolcezza desiderata, si può variare leggermente la quantità. Poi, occorre combinare la miscela con uno o due rametti di rosmarino, camomilla, menta, timo, citronella, melissa, foglie di finocchio selvatico e rametti di ginepro. Infine, bisogna aggiungere una foglia d’arancia e una di limone, ognuna con un po’ di buccia di frutta affilata. Infine, serve solo un p’ di pazienza: la miscela deve restare in infusione per circa 1 anno!
Le mandorle di Maiorca IGP
Con l’ndicazione Geografica Protetta (IGP) che garantisce la qualità di questi frutti, le mandorle di Maiorca sono un ingrediente ricorrente nei piatti e nei dolci tipici dell’isola. Si possono trovare in piatti come la zuppa di mandorle arrostite o gli escaldum (un tipico piatto di pollo). Tuttavia, è spesso nei dolci che le mandorle sono utilizzate con la massima creatività e maestria: alcuni esempi sono il gató (un pan di spagna solido con mandorle macinate) e i dolci natalizi maiorchini (come il tambor d’ametlla o gli amargos). È impossibile visitare l’interno dell’isola senza incontrare chilometri e chilometri di mandorleti. Durante la fioritura dei mandorli, a gennaio e febbraio, i campi si trasformano in un suggestivo spettacolo visivo caratterizzato da una coperta bianca con alcune macchie rosa.
Il sale
Nelle isole di Maiorca, Ibiza e Formentera, da secoli il sale si estrae dall’acqua di mare, creando una suggestiva immagine di pozze d’acqua e piccole montagne bianche. Qui, migliaia di uccelli trovano riposo e cibo durante i loro viaggi intercontinentali, e intorno ai bacini d’acqua c’è una vegetazione abituata al vento e al sale. Un paradiso per i birdwatcher e gli escursionisti o per coloro che vogliono imparare i segreti della produzione del sale durante una visita guidata. Maiorca è la patria del pregiatissimo Flor de Sal:questo sale è il più puro, con oltre 80 oligoelementi necessari al nostro organismo, e allo stesso tempo il più usato dai grandi chef per condire le loro creazioni. Per scoprire i segreti della produzione di sale, e i valori naturali di questo prezioso ecosistema, è possibile visitare le saline di Es Trenc attraverso visite guidate della durata di 40 minuti circa.
Consorzio Vitellone Bianco Dell’Appennino Centrale IGP E Chef Academy: Al Via La Partnership
A novembre e dicembre tre lezioni dedicate ai tagli, alle caratteristiche nutrizionali e al riconoscimento del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP.
Al via la partnership tra il Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e Chef Academy, Accademia Internazionale di Cucina e Pasticceria, di Terni attraverso un ciclo di lezioni dedicate ai tagli, alle caratteristiche nutrizionali e al riconoscimento della carne certificata. L’attività di formazione vedrà protagonisti gli aspiranti Chef e operatori di sala e si svolgerà ogni giovedì, dal 18 novembre fino al 2 dicembre, alla presenza di Andrea Petrini, direttore del Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, e di un macellaio associato.
Gli appuntamenti didattici. Il ciclo di lezioni permetterà agli studenti di acquisire competenze operative (macellazione, taglio, confezionamento) e conoscenze scientifiche relative alla tipologia di razze, classificazione e genetica. L’esperienza degli addetti alla macellazione del Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino IGP, affiancati durante le lezioni didattiche dai professionisti della Chef Academy, consentiranno ai futuri cuochi e agli addetti ai reparti della macellazione nel settore GDO di rafforzare abilità e conoscenze utili a professionalizzare gli studenti ai massimi livelli.
“La qualità della materia prima e la valorizzazione del territorio – afferma Ronny Albucci, direttore di Chef Academy – sono elementi distintivi della collaborazione tra il Consorzio e la Chef Academy che consentirà di formare a elevati livelli professionali i futuri operatori della ristorazione e dei reparti macelleria della GDO. La nostra è la più grande Accademia del Centro Italia e formiamo allievi provenienti da tutto il mondo nei nostri laboratori di avanguardia grazie al supporto dei migliori Maestri e Chef Stellati”.
“Le partnership come quella con Chef Academy – aggiunge Andrea Petrini, direttore del Consorzio tutela Vitellone Bianco dell’Appennino IGP – sono fondamentali per il nostro Consorzio per far conoscere ai professionisti di domani, ai cuochi e agli addetti ai reparti di macellazione, le caratteristiche e le peculiarità che rendono uniche le nostre carni certificate, provenienti esclusivamente dalle razze Marchigiana, Romagnola e Chianina, e l’importanza dell’utilizzo dei prodotti tipici del territorio con certificazioni di qualità, quali sono i prodotti a marchio DOP e IGP”.
30° Edizione del Merano WineFestival
La 30° Edizione del Merano WineFestival, vede protagonista indiscusso di tutto il mondo enogastronomico dell’anno 2021. Dal 5 al 9 novembre 2021, nella città di Merano all’interno del Kurhaus, della GourmetArena e dell’Hotel Therme si potranno degustare centinaia di prodotti selezionati da The WineHunter Helmuth Koecher e le sue commissioni d’assaggio.
Le più importanti aziende suddivise in prestigiose session che regalano ai visitatori un viaggio attraverso le eccellenze italiane e internazionali.
Questa 30esima edizione si vede affiancata da Partner leader nel settore, che accompagnano da anni il comparto enogastronomico.
Tra i Technical Partner WinterHalter e IP Industries aziende dagli elevati standard qualitative in materia di elettrodomestici e cantinette per lo stoccaggio di vino e altri prodotti. Arco Spedizioni azienda di trasporto merci e corriere in tutto il territorio nazionale.
Pulltex, tra i maggiori produttori di cavatappi e accessori per il vino, da tempo nostri partner fedeli.
L’acqua ufficiale del Merano WineFestival Surgiva direttamente dal Trentino Alto Adige e Da Re – Bibanesi, azienda storica per la produzione di prodotti da forno artigianali.
Dulcis in fundo il Club del Sigaro Toscano, azienda leader della produzione di sigari toscani di alta qualità.
Tra i nostri partner ritroviamo anche i consorzi, che ci faranno l’onore di presentare i propri prodotti da tutta Italia: l’Istituto Trentodoc dal Trentino, il Consorzio Vini dell’Oltrepo Pavese affiancati dalla Regione Lombardia, il Consorzio Barbera D’Asti e Vini del Monferrato dal Piemonte.
Dal Lago di Garda avremmo presente il consorzio Garda DOC mentre dal Veneto il Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco.
Ospiteremo il consorzio Puglia Rosè, per la tutela e la promozione dei vini rosati pugliesi, il consorzio del Sannio DOP e la Regione Campania, che regaleranno una panoramica sui vitigni autoctoni campani.
Un’edizione da non perdere, è possibile acquistare i biglietti online sul sito
"Valpolicella", Eccellenza Ed Eleganza Senza Fine
L’Accademia di Sommelier Coach, l’unica “digital factory” al mondo che abbina il vino alla crescita personale, ha scelto come prima tappa sul territorio la suggestiva cornice della storica azienda Allegrini per far conoscere e vivere una delle aree più prestigiose del panorama enologico italiano.
Il vino è una materia viva e uno dei modi migliori per “toccarla con mano” è sicuramente l’esperienza sul campo. E se questo “campo” è uno dei territori più significativi del panorama enologico italiano, allora l’esperienza può davvero trasformarsi in un momento indimenticabile. Il 10 e 11 novembre è partita dal Veneto la prima “experience del Sensory Campus di Sommelier Coach”, l’innovativo percorso accademico sviluppato per chi vuole diventare un Sommelier Coach Professionista, capace, credibile e autorevole attraverso un itinerario formativo e sensoriale in tema di vino, sommellerie, enogastronomia e crescita personale, al di fuori delle classiche esperienze di formazione.
Sommelier Coach ha scelto la Valpolicella, terra dedita alla viticoltura sin dall’antichità, per un’intensa e sensoriale full immersion di due giorni all’insegna dell’eccellenza presso la storica azienda Allegrini, leader del settore in Italia ed imprescindibile punto di riferimento per le nuove generazione di produttori.
I corsisti del Sensory Campus, accompagnati da Enrico Mazza e Gennaro Buono – founder di Sommelier Coach – hanno avuto modo di vivere un’esperienza davvero esclusiva potendo osservare dal vivo una realtà di assoluta eccellenza come Allegrini, conoscere la sua storia attraverso le parole e i racconti custoditi da Marisa Allegrini che, guidata da un’istintiva passione per il vino, promuove i Vini Allegrini e la Valpolicella nel mondo. I ragazzi sono stati guidati lungo un viaggio di formazione sul campo attraverso un tour tra i vigneti, la visita alla produzione e all’appassimento, alla scoperta di tutti i segreti della vinificazione. Fino ad arrivare alla lezione più importante e significativa di tutte, bagaglio distintivo di questo viaggio formativo unico: comporre una propria versione di uno dei vini più eccellenti al mondo e simbolo di queste terre: l’Amarone.
E quando si parla di Sommelier Coach, non può mai mancare l’elemento “sensorialità”. Tra le tappe più emozionanti, l’experience sensoriale dedicata all’assaggio degli acini varietali – un momento formativo intenso che ha portato i partecipanti ad “assaporare” fino in fondo il territorio e l’unicità dei suoi prodotti, tramite l’assaggio di diversi varietali che compongono l’Amarone, con differenti gradi di appassimento – la degustazione con metodo Sommelier Coach dei vini top dell’azienda (Poja Veronese IGT, Amarone Classico DOCG, Amarone Riserva Fieramonte DOCG, Recioto Classico DOCG) per poi concludere in “arte e bellezza” con la “Cena Clamorosa”. La nota musicista Alessandra De Stefano, insieme alla sua arpa ha accompagnato ogni vino e piatto con una melodia specifica per un momento di degustazione profondo, unconventional e sorprendente.
Il Sensory Campus è anche la prima accademia che unisce la formazione sul vino alla crescita personale, quindi non sono ovviamente mancate le sessioni di coaching, comunicazione, marketing, leadership e meditazione svolti in cantina e, di notte, in mezzo ai vigneti in un momento particolarmente suggestivo, da cui trarre preziosi insegnamenti per guardare al futuro con consapevolezza e professionalità, e con i quali trasformare la propria passione per il vino in progetti di successo.
“L’obiettivo del Sensory Campus è studiare e vivere direttamente sul “campo” i luoghi culto nel mondo del vino e del Coaching. Per questo portiamo i nostri ragazzi a “casa” di chi ha pensato e creato vini eccezionali, in luoghi inaccessibili al pubblico, perché solo così si potrà ampliare il raggio degustativo e conoscitivo, spaziando attraverso tutte le regioni italiane ed i principali terroir internazionali. Come la Valpolicella, che ci ha ospitato in questa prima experience esterna e che ci ha aperto le porte di un’azienda di grande valore come Allegrini, alla scoperta dell’eccellenza made in Italy nel mondo che adesso è anche un po’ nostra” – affermano Enrico Mazza e Gennaro Buono.
SOMMELIER COACH è il primo programma al mondo che abbina la formazione sul vino alla crescita personale, ideato e realizzato da Enrico Mazza – Sommelier ed esperto di Champagne a livello internazionale, Chevalier du Champagne, Maître Sabreur, stilista di moda e profondo conoscitore del mondo del lusso in tutte le sue sfaccettature – e Gennaro Buono – Sommelier professionista, Campione Italiano nel 2012 e tra i primi 30 migliori Sommelier del mondo; consulente per diverse attività alberghiere di lusso e per ristoranti stellati, coach e trainer nel mondo del vino. 23 paesi nel mondo, 1 libro bestseller, 5 programmi formativi, 120 video sessioni formative, 1 campus accademico, 3 attestati internazionali: questi i numeri di SOMMELIER COACH, un programma di studio altamente professionale, pensato e creato per chi non è un professionista o non ha mai approfondito prima d’ora questo argomento. Per la prima volta al mondo è stata abbinata la Formazione sul vino alla Crescita Personale: un progetto frutto di anni di studio e di ricerca, affinati e testati su migliaia di Corsisti, alcuni dei quali oggi ricoprono ruoli di grande responsabilità: direttori di catene alberghiere di lusso, responsabili di food&beverage, chef sommelier e maitre di ristoranti stellati, wine blogger famosi. Un programma che vede la sua massima espressione nel SENSORY CAMPUS: un percorso accademico sviluppato per chi vuole diventare un Sommelier Coach Senior Professionista, capace, credibile e autorevole. Il Campus, che ha la durata di 2 anni, è strutturato con lezioni online ed Experience in alcuni dei luoghi culto per il mondo del vino: Champagne, Langhe, Valpolicella, Val d’Orcia, Costiera Amalfitana. Tra i docenti ci sono eccellenze di assoluto valore, ed è un campus unisce la Formazione sul vino alla Crescita Personale, trattando materie come Comunicazione, PNL, Marketing Leadership, Raggiungimento degli Obiettivi, Autostima.