Pino Daniele cantava: “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa / vedrai che il mondo poi ti sorriderà”.

Lunedì 17 gennaio si festeggia il tredicesimo “World Pizza Day”, fissato nel giorno di Sant’Antonio Abate, perché protettore di mugnai, fornai e pizzaioli, in coincidenza, quest’anno 2022, con la festa “Blue Monday”, cioè il giorno più triste dell’anno, che così – proprio grazie alla pizza – perde gran parte della sua valenza…
La pizza è uno dei prodotti gastronomici italiani (e napoletani in particolare) più apprezzati e diffusi al mondo e i più noti pizzaioli, celebrano questa ricorrenza sbizzarrendosi realizzando tradizionali ricette, tra topping di stagione e abbinamenti inaspettati.
Per mangiare una pizza si usano 39 muscoli (quindi è meglio che andare in palestra…) e altrettanti per farla, “ammaccandola” perché in dialetto napoletano ammaccare vuol dire stendere, chiaro riferimento alla nobile arte di “stendere”, con pochi e sapienti gesti, la pagnottella di pasta di pizza. La pizza deve avere il bordo alto, l’impasto morbido e quando si piega, non si deve spezzare.
Naturalmente è anche qualcosa di più di un impasto di acqua e farina condito con olio e pomodoro e cotto al forno a legna, ma se risulta bassa e croccante, alta e spugnosa, se è cotta in teglia o arrotolata, eccetera e talora condita con ananas o gorgonzola, o fichi e pecorino, o con scarola cruda e bufala, o pesto e ricotta, anche con baccalà e datterini, o come quella all’”inglese, con bacon, uova, funghi e fagioli, o come quella creata in Finlandia (ironicamente – chissà perché in omaggio a Berlusconi – farcita con carne di renna affumicata e cipolla, o ancora, la Candy Cane (sfornata a Chicago) sulla quale sono sciolti i tipici bastoncini di zucchero americani in occasione del Natale, o quella indiana, che vuole l’impasto tenuto in salamoia e poi farcito con zenzero, carne di montone, paneer e ricotta del subcontintente asiatico e come non citare la “paludosa Florida” con salsicce di alligatore, filetti di pitone e gambe di rana… e in Missouri esiste anche la variante con le cavallette… tutte “vere aberrazioni”.

Torniamo a noi: per i puristi esistono solo due vere pizze: la Margherita e la Marinara e in occasione del “Deliveroo Pizza Contest”(“Deliveroo” porta i piatti di ristoranti e pizzerie della città direttamente nelle case delle persone) è stato chiesto, attraverso un sondaggio sul suo canale Instagram, ai clienti più fedeli, di esprimere la preferenza sul tipo e sul gusto della pizza preferita, sia con farciture classiche che più creative… A vincere è stata la pizza “napoletana” con cornicione, che ha chiaramente prevalso nella finale raccogliendo l’80% delle preferenze contro il 20% andato dalla pizza romana “scrocchiarella”, buona seconda. Più staccate invece lo “sfincione” siciliano (sugo di pomodoro e abbondante caciocavallo su un impasto molto soffice e molto gustoso) e la pizza “al padellino” (specialità di Torino con la doppia lievitazione dell’impasto e la cottura al forno all’interno di una piccola padella o tegame, reso antiaderente mediante un velo d’olio d’oliva) che nelle semifinali della competizione hanno registrato rispettivamente il 28% e il 13% dei consensi. Dunque, per i gusti, prima, pizza Margherita classica che si conferma (come sempre) la regina delle pizze, seguono sul podio la Diavola e la Capricciosa, poi a ruota nella classifica, le altre: Marinara, Bufala, Napoli, Wurstel, Quattro formaggi, Salsiccia e Ortolana.

La pizza è stata pure candidata dall’Italia come “Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco”, scelta perché “rappresenta l’Italia in tutto il mondo”. La candidatura dell’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano è già stata riconosciuta nel 2017 dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità e ha anche l’obiettivo di evitare “contraffazioni” come la “pizza american-style”.

La pizza – è ormai noto – è alimento che può dirsi completo grazie ai carboidrati complessi della sua base (alla presenza di triptofano nell’impasto della pizza) alle proteine dalla mozzarella, ai lipidi dell’olio extra vergine e alle vitamine del gruppo B che la compongono. Poi, se consumata con moderazione, può contribuire a migliorare il nostro umore, non solo per la sua bontà o perché è generalmente associata a momenti di convivialità in famiglia e con gli amici, ma anche perchè oltre a regalare energia, incrementa i livelli di serotonina e influenza la produzione dei neurotrasmettitori legati al benessere, regalandoci una sensazione di serenità diffusa. Nelle abitudini di molti italiani la pizza sostituisce un pasto (una volta la settimana) ma come sempre, è bene non esagerare (specie per chi è in regime ipocalorico per sovrappeso) anche se, in assenza di patologie o intolleranze, la pizza è davvero adatta a tutti!

Nota di colore: Luciana Littizzetto in un suo monologo in “Col cavolo”: – Una volta se dicevi: “Andiamo a mangiarci una pizza?” intendevi esprimere questo concetto: andiamo a mangiare una cosa semplice, veloce e poco costosa. Adesso è l’esatto contrario. Ti sbatti per ore, paghi una mazzata e devi romperti la testa per scegliere come minimo in un elenco di 50 pizze

 

(articolo a cura di Gianluigi Veronesi)