L’ORO DI STORO, 40 VIP SVELANO IL LORO PIATTO DI POLENTA
Giampietro Comolli, agronomo, gastronomo ed economista della vite e del vino, in occasione di questo volume lancia un monito su cui riflettere: “la polenta è il primo piatto culturale: le ricette esaltano la bio diversità regionale italiana”. Sulla scia di tanta importanza e riflessione, ed in occasione dei festeggiamenti dell’Oro di Storo, é nato un libro, dedicato sì alla famosa polenta trentina, ma di fatto capace di elogiare tutta la polenta italiana. La V^ edizione del Festival della polenta di Storo è stata l’occasione per presentare quindi un libro di piatti e ricette destinato a diventare un riferimento. Il libro presenta alcuni testi introduttivi che portano il lettore dentro il mondo, semplice ma diversificato, della storia della polenta, storia di Agri’90 che è la vera artefice del successo di Storo e del granoturco Nostrano, di scrittori come Giuliano Beltrami e Emanuele Mussi. Vigilio Giovannelli, storico fondatore, pervicace comandante e attuale presidente di Agri’90, è molto chiaro: “ un volumetto utile e agile per le cucine degli italiani nel riscoprire ricette della nonna che sono molto attuali, ma anche per conoscere la biodiversità a tavola della farina gialla di Storo, dai biscotti alle torte dolci, dalle gallette salate ai pani e panettoni. Regina e madre, oggi la polenta è diventata il motore e la vita di un territorio di montagna che veniva abbandonato. Agri’90 è servita anche per mantenere giovani in montagna…e farne tornare diversi a lavorare, a vivere, a fare famiglia, a fare impresa insieme. Questo è il più bel successo di Agri’90”. Interessanti e utili i testi di Giuliano Beltrami che racconta come una intera valle si dedichi alla coltivazione del granoturco e alla produzione di tutti i derivati alimentari creando il re, la regina, gli eredi e i cortigiani di una farina giallo-oro inconfondibile. La pannocchia, la varietà Marano o Maranello ma detta Nostrano, stretta e corta, dai granelli piccoli, molto duri, compatti e di un colore rosso-aranciato vivo siano il simbolo e l’icona dell’intero territorio, una valle dalla storia antica, di passaggio e transumanza, di tanti popoli che hanno portato contaminazione, scambi. “L’Oro di Storo” è il primo libro che dedica 40 straordinarie ricette alla farina gialla di Storo, e a qualche alta farina gialla sparsa per l’Italia. un primo ricettario nazionale che fa scoprire come la polenta non è più un piatto povero, anzi, grazie a cuochi stellati come Dino Merlin o Alessandro Gilmozzi, è diventato un piatto unico, completo, ricco, da buon gustai e indicato anche per i vegetariani, vegani e a chi non ama il glutine. Ci sono ricette di maestri cuochi polenter trentini ma anche di giornalisti, personaggi e attori dello spettacolo “amici di Storo” e, gelosi e golosi, della propria ricetta di polenta, in primis Anna Pesenti Bonassisi che presenta una ricetta con le verdure del suo orto totalmente vegetariana che piaceva a Vincenzo Bonassisi uno dei primi gourmet-gourmand esperti, Gianluigi Veronesi con i cordoni fritti di mortadella e formaggio, Gian Paolo Galloni già direttore Guida Michelin con i bastoncini-chips dei ritagli avanzati, Anna Barbieri Bergonzi con la famosa e complicatissima lepre in salmì su polenta schietta che piaceva allo zio Enrico Fermi, Raffaella Carrà e la sua polenta zucca e formaggi vari, Mara Venier punta tutto da buona veneziana sul bacalà, Albano Carrisi svela la sua Puglia con pomodori e salsiccia, Maria Teresa Ruta con un fragrante panino polentino con l’uovo di gallina, “Tinto” Prudente di Decanter Rai2 con il classico intingolo di porcini freschi, Bruno Gambacorta con besciamella, radicchio e pomodori, Sveva Casati Modignani con il semplice condimento solo di burro e parmigiano, Aba Cercato propone l’arrosticino di polenta con tartufo, Bruno Pizzul punta dritto a farina, acqua e sale e basta, Enzo Cattaruzzi si diletta con la “cuinciade friulana”, Massimo Giletti è per un classico lombardo al Gorgonzola, una ricetta del grande Gianni Brera raccontata a pochi e fatta spesso da Franco Colombani, come pure la passione per la polenta del grande artista-architetto Michelangelo che si faceva in casa di Gualtiero Marchesi a San Zenone e la famosa polenta e ragù, piatto imperiale prediletto dell’alta nobiltà emiliana-toscana di qualche secolo orsono. Infine l’hamburger pasticciato con il formaggio duro Bianco d’Italia, senza caglio animale, improvvisato da Giampietro Comolli. La realizzazione di questa prima edizione è stato possibile grazie al contributo del Consorzio BIM valle del Chiese, del Bacino imbrifero Montano, della Comunità delle Giudicarie e di Serena Star che commercializza le tipicità alimentare del Chiese. Un contributo importante anche dai fotografi di VisitChiese, Sai Storo e diversi fotografi.